Er Patata morto, il rione lo piange: Trastevere era la sua casa

L’attore Roberto Brunetti da un anno lavorava come oste in un ristorante. Venerdì era atteso dal titolare: «Quando non l’ho visto, ho capito che era finita»

Er Patata morto, il rione lo piange: Trastevere era la sua casa
di Flaminia Savelli
4 Minuti di Lettura
Domenica 5 Giugno 2022, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 09:18

Da un anno, ogni mattina alle 8, accompagnava la figlioletta a scuola e poi si presentava a lavoro: «Era un oste, di quelli veraci. Un romano doc che nel locale si è sempre molto impegnato. Ecco perché venerdì quando non l’ho visto arrivare e non mi ha risposto al telefono, ho capito subito che era accaduto qualcosa». È ancora incredulo il titolare dell’Osteria Corsetti 1921 a piazza San Cosimato a Trastevere. Dove l’attore Roberto Brunetti, 55 anni conosciuto come “Er Patata” e trovato morto venerdì sera nel suo appartamento forse per una overdose, era impiegato da un anno. Dopo aver consumato in un lampo la carriera nel cinema, nel 2015 aveva aperto una pescheria. L’attività era però naufragata e dopo mesi difficili e bui aveva accettato l’impiego nel ristorante. 

Il ricordo

«L’ho conosciuto qui nel rione che abbiamo sempre frequentato.

Durante la pandemia ho voluto dargli una mano perché si meritava una possibilità - racconta il titolare - certo viveva tra alti e bassi. Ero preparato a questo perché sapevo tutto del suo passato. Ma ero certo che non si drogasse più, che era pulito. Anche perché la figlia viveva con lui e non l’avrebbe mai messa in una situazione di pericolo: l’altra sera infatti la piccola era con la mamma. Non posso pensare - dice ancora - che appena una settimana fa, proprio qui, abbiamo festeggiato tutti insieme il suo compleanno: era sereno, stava bene. Finalmente aveva una stabilità economica. Però sapevo che stava affrontando ancora grandi fragilità. Eppure, quando stava bene, era l’anima del locale: intratteneva i clienti, sempre col sorriso e la battuta pronta». 

Gli amici

A piazza San Cosimato, la voce del tragico epilogo ha iniziato a circolare già venerdì nel primo pomeriggio. Quando Brunetti non si è presentato all’uscita di scuola della figlioletta. Quindi il telefono che squillava a vuoto fino alla drammatica scoperta: «Roberto era amico di tutti. Davvero una persona dal cuore d’oro» racconta Federica Larici, titolare di un bar poco distante dalla piazza del quartiere: «Ce la stava davvero mettendo tutta per voltare pagina, per lasciarsi alle spalle gli abusi di alcol e droga. Ci mancherà, era una delle anime del quartiere che ha sempre frequentato. Durante gli ultimi due anni, sempre più spesso fino a quando non ha iniziato a lavorare in uno dei locali del quartiere». 
Così gli amici che erano rimasti accanto all’attore di fiction e pellicole di successo come “Romanzo Criminale” di Michele Placido (2005). Ma anche a causa dei due arresti per droga - nel 2009 e nel 2017 - era un mondo che da tempo non gli apparteneva più. 

«Il ristorante era il suo nuovo set» commenta Marianna Martucci che con Brunetti aveva condiviso oltre l’amicizia pure l’organizzazione di alcune serate. «Era in una fase molto positiva della sua vita, almeno così credevo. Di certo, si stava ricostruendo. Si divideva tra il lavoro e la figlioletta, davvero difficile pensare che sia finita così. Eravamo colleghi - dice ancora - ma anche amici. Mi diceva che quando lavorava nel locale, per lui era come essere sul set di un film: i clienti erano i suoi spettatori. Sembrava davvero uscito da ogni giro e che finalmente si fosse rimesso in carreggiata. Ma aveva delle profonde cicatrici che lo hanno segnato. Come la perdita della ex moglie, l’attrice Monica Scattini. Non si perdonava di non esserle stato accanto durante la malattia. Erano molto legati ma in quel momento, Roberto non era nelle condizioni di assisterla. E poi era preoccupato per il futuro della figlioletta. Si era separato dalla mamma e la bimba viveva con lui. Voleva che fosse serena e felice. Invece ora il nostro amico non c’è più». 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA