Roma, manager del car-sharing muore travolto da una moto dopo 3 mesi di agonia

Roma, manager del car-sharing muore travolto da una moto dopo 3 mesi di agonia
di Alessia Marani
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Giovedì 20 Giugno 2019, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Credeva fortemente in un nuovo concetto di mobilità per Roma, a basso impatto ambientale, con meno auto e motori inquinanti in strada, meglio se condivisi proprio per snellire il traffico e la sosta selvaggia che imbriglia la capitale e i suoi cittadini. Per questo Enrico Giovanni Tagliaferri, «Chicco» per chi lo conosceva, classe 1955, originario del Nord ma da venticinque anni residente nella Città eterna, aveva trascorso gli ultimi anni come responsabile dell'area romana della Share'ngo, l'impresa di car sharing che impiega una flotta di minicar completamente elettriche, contribuendo alla sua fondazione. Ma per un terribile scherzo del destino proprio le strade di Roma lo hanno ucciso.
 



LO SCHIANTO
Il manager la sera del 13 marzo, infatti, era stato travolto da una moto Suzuki mentre attraversava piazza Acilia, nel quartiere Trieste-Salario, dove abitava con la moglie e le tre figlie. Le sue condizioni erano apparse subito disperate ed era stato portato in ambulanza all'Umberto I, dove ha trascorso più di due mesi, anche in rianimazione. All'inizio di giugno un repentino peggioramento, fino alla morte. «Finalmente lo avevamo portato alla Fondazione Santa Lucia per la riabilitazione - spiega la moglie, Paola Sinibaldi -. Pensavamo di essere fuori dall'incubo, ma dopo soli 5 giorni c'è stato un aggravamento dovuto a una sepsi, un'infezione data dai batteri, molto frequente, ho scoperto ora, negli ambienti ospedalieri. Il 7 giugno è stato trasferito al sant'Eugenio dove il giorno successivo è deceduto».

LE CORRESPONSABILITÀ
La Procura indaga per omicidio stradale colposo, ma non è esclusa una corresponsabilità delle strutture sanitarie per lo shock settico. Bisognerà capire, innanzitutto, dove e quando Tagliaferri ha contratto il batterio, quanto è durata l'incubazione. Martedì pomeriggio è stata effettuata l'autopsia alla presenza dei periti di parte. Non è ancora chiaro se il manager stesse attraversando sulle strisce pedonali o poco distante. Il centauro si è fermato per soccorrerlo. «È pazzesco che mio marito sia morto così, ci lascia un vuoto incolmabile - aggiunge Paola - Quel giorno c'era pioggia, le auto in doppia fila limitavano la visibilità e la moto non è riuscita a evitarlo. Infine è subentrata questa infezione su cui sia la Procura che noi, vogliamo vederci chiaro». Solo al Santa Lucia, per esempio, negli ultimi anni sono aumentati gli ingressi di pazienti con patologie sempre più gravi (l'indice barthel di ingresso che misura le condizioni di un soggetto nell'attività quotidiana, da 40 nel 2005 si è abbassato a 23 nel 2018), anche con infezioni già in corso.
L'improvvisa scomparsa di Tagliaferri ha scioccato l'azienda del car sharing: «Siamo sconvolti, era il nostro town manager, una persona di altissimo profilo». Tagliaferri era stato anche presidente della B & T Consultant, società attiva nella comunicazione e nel lobbyng e prima di trasferirsi nella Capitale aveva avuto un trascorso come assessore alla Cultura nel suo comune di origine, Ballabio (Lecco).

PIAZZA PERICOLOSA
Sandro C.
dell'associazione Salvaciclisti, uno dei primi soccorritori, aveva aiutato gli infermieri del 118 a caricare Tagliaferri sull'ambulanza. «Aveva sangue sul viso, dal naso e dalla bocca. Non riusciva a parlare e respirava con fatica», disse all'epoca. L'altro giorno, appresa la triste notizia, ha affidato il suo sfogo a Facebook puntando il dito proprio contro chi non riesce ad abbandonare l'auto e «vuole una piazza a misura di automobile, una spianata d'asfalto senza regole come piazza Acilia, pericolosissima». Aggiungendo che la responsabilità è di chi, invece, dovrebbe «pretendere di vivere in una città migliore, dove non sia possibile morire mentre cammini per strada». Chicco Tagliaferri ci aveva provato.

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