Emanuele Lenzoni, il pm sul centauro ucciso sulla Tiburtina: schiacciato dal pullman. Nuove accuse all’autista

Emanuele Lenzoni, il pm sul centauro ucciso sulla Tiburtina: schiacciato dal pullman. Nuove accuse all’autista
di Michela Allegri
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 00:44

La prima conferma alla tesi della Procura sembra arrivare dall’autopsia: Emanuele Lenzoni, il motociclista trentottenne morto lo scorso 18 gennaio in un incidente sul rettilineo sopraelevato che costeggia il piazzale della stazione di Ponte Mammolo, è caduto dal suo scooter e poi è stato schiacciato dalla ruota di un pullman turistico. Il mezzo sarebbe passato sopra al suo casco. La seconda conferma arriverebbe invece dai filmati delle telecamere di sorveglianza che, in modo non troppo nitido, hanno immortalato le scene successive. Il conducente del mezzo si è fermato, è sceso dal pullman che guidava e poi, dopo l’arrivo di un collega, si è rimesso al volante ed è ripartito.

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Per questo motivo, oltre all’omicidio stradale, il pm Eugenio Albamonte gli contesta anche l’omissione di soccorso.

Sarebbe infatti stato il secondo autista - quello non coinvolto nell’incidente - a chiamare i soccorsi. Dai fotogrammi, infatti, sembra che l’indagato, 58 anni, se ne sia andato senza effettuare nessuna telefonata. Guidava un mezzo Gran Turismo di una linea di trasporto regionale di una società privata. Le dichiarazioni del super testimone, l’autista della Tpl che ha chiamato l’ambulanza, sono considerate fondamentali: «Ho dovuto chiamare io il 118, il conducente del pullman era fermo vicino al suo mezzo, a 50 metri di distanza dal corpo dello scooterista, già esanime. Gli sono andato incontro e gli ho chiesto: hai già chiamato i soccorsi? E lui mi ha risposto di no. E dopo un po’ se n’è andato», aveva raccontato il giorno del funerale di Lenzoni. E le stesse parole, probabilmente, le ha ripetute anche agli inquirenti.

I FATTI

Il 18 gennaio il trentottenne, responsabile della Upim di Prati Fiscali, stava andando al lavoro. Secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe perso il controllo del suo Sh, probabilmente a causa del ghiaccio, e poi si sarebbe scontrato con il pullman, finendo sotto una ruota. Una circostanza emersa già dai primi accertamenti, visto che il casco dello scooterista era rotto sul lato sinistro e il corpo della vittima presentava segni di schiacciamento. Il perito nominato dai familiari della vittima aveva subito parlato di «snocciolamento cranico» e traumi compatibili con quelli provocati dall’impatto con un mezzo con pneumatici alti, come quello guidato dall’indagato. Secondo gli investigatori è difficile pensare che il conducente non si fosse accorto di avere travolto Lenzoni: era anche sceso a controllare le condizioni del trentottenne. Da qui l’ipotesi di omissione di soccorso. All’arrivo di ambulanza e vigili, nessuno aveva parlato dell’incidente: il presunto responsabile se ne era andato senza dire nulla, rendendo così impossibile sottoporlo ai test per rilevare eventuali tracce di alcol e droghe. La presenza dell’indagato, assistito dall’avvocato Angela Dimiccoli, era emersa solo in un momento successivo. «Allo stato è prematuro esprimere giudizi sull’esito delle indagini esperite, riponiamo la massima fiducia nella magistratura», ha dichiarato l’avvocato Dimiccoli. 

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