Elezioni Roma, mille autisti Atac ai seggi: saltano corse e controlli

Atac, mille autisti ai seggi: saltano corse e controlli
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 20 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 01:22

Cambiano i candidati, i partiti, i temi grandi o piccoli su cui esprimersi con una X sulla scheda. Una cosa non cambia mai: la passione degli autisti Atac per le elezioni. Sarà la smania di vivere da vicino pagine storiche o molto meno storiche di democrazia, o forse la possibilità, più prosaicamente, di saltare un paio di giorni di lavoro in cabina di guida. Tant’é: a ogni consultazione i conducenti di bus, tram e metro, puntuali come di rado avviene per i mezzi pubblici che guidano, lasciano depositi e capolinea e si presentano ai seggi. Attenzione: quasi mai per fare gli scrutatori, che è una faticaccia - anche stavolta difatti mancano a centinaia e si procederà con le chiamate extra fino all’ultimo. Il grosso dei dipendenti della municipalizzata si segna come “rappresentante di lista”. Una figura che non ha l’obbligo di passare l’intera giornata accanto alle cabine elettorali: basta presentarsi per qualche minuto, di tanto in tanto o anche una volta sola, e questo è sufficiente per potersi assentare dal turno di lavoro.

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DEPOSITI VUOTI
È un andazzo che all’Atac conoscono bene. Tanto che già da lunedì hanno iniziato a fare di conto, in vista del referendum sul taglio dei parlamentari. Obiettivo: capire quanti autisti non si sarebbero presentati nelle rimesse e quanti impiegati o controllori avrebbero saltato il turno nelle squadre addette al contingentamento dei flussi in metro, per far rispettare le regole Covid. In totale, mancheranno mille dipendenti. Tra gli autisti, i turni scoperti sono 500. Ai vertici del Personale proveranno a fare qualche ritocco in extremis, spostare personale da una corsa all’altra, sfruttare un po’ di straordinari, ma centinaia di navette rimarranno ferme ai box. «Per fortuna, le scuole sono chiuse, tanto, con il referendum», dicono nel quartier generale di via Prenestina. Non potrà partire nemmeno il nuovo piano di contingentamento degli accessi: lunedì scorso, il 14 settembre, è stato firmato un accordo tra l’azienda e i principali sindacati per rafforzare i presidi nelle stazioni, sfruttando per esempio i macchinisti dei treni fermi, come quelli della tratta Roma-Giardinetti, ancora inattiva. Oppure per spedire ai capolinea dei bus i controllori che, per ordine del Ministero, da marzo non possono più salire a bordo. All’Atac hanno già un elenco di fermate dove inviare le pattuglie dei verificatori, una presenza che servirà anche a dare un messaggio ai passeggeri: senza biglietto, non si viaggia. Finora, in assenza di controlli, i “portoghesi” sono triplicati, così dicevano già a giugno i report dell’azienda. Tutto il piano, che sarebbe dovuto partire nel weekend, slitta a mercoledì, almeno, causa referendum. D’altronde non ci sono abbastanza dipendenti per i contingentamenti ordinari, figuriamoci per quelli extra.

I FORFAIT
Mentre autisti e controllori scalpitano per fare i rappresentanti di lista, rimangono scoperti gli stancanti turni da scrutatore. «Anche la paura del Covid ha avuto il suo peso», dicono i sindacalisti comunali. È il Campidoglio difatti che deve rimpiazzare i presidenti di seggio, nominati dalla Corte d’Appello, che danno forfait. Ieri pomeriggio in 530 seggi su 2.600, i presidenti hanno rinunciato. E l’amministrazione cittadina ha dovuto procedere alla surroga. Operazioni ancora in corso. È complicato anche trovare i sostituti: «Siamo bloccati qui da 6 ore perché non ci sono i presidenti», raccontano gli scrutatori di 4 seggi del VII Municipio. Per rimpiazzare i rinunciatari, il Comune pesca da un elenco di dipendenti comunali volontari oppure da liste di studenti universitari. Gli scrutatori invece possono essere nominati fino all’ultimo dal presidente di seggio, senza dover attingere da elenchi prestabiliti. Chissà se qualche autista Atac sarà utile alla causa.

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