In ospedale per una colica renale, muore dopo essere stata dimessa: due medici a rischio processo a Roma

In ospedale per una colica renale, muore dopo essere stata dimessa: due medici a rischio processo a Roma
di Marco Carta
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 10:30

E' entrata in ospedale per una colica renale. Ma è morta dopo due giorni. Doveva essere sottoposta con urgenza a una nefrostomia per effettuare una disosturzione uretrale. Invece, dopo essere stata dimessa dal pronto soccorso del San Camillo, è deceduta per edema polmonare acuto all'ospedale Santo Spirito. Forse, Adriana Cristaldi, nonostante i suoi 75 anni, poteva essere salvata.

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Ma due dei dottori, che ebbero in cura la paziente in quelle drammatiche 48 ore, avrebbero sottovalutato le sue condizioni di salute, cagionandone, «con la propria condotta negligente, imprudente ed imperita», la morte. Un decesso che ora rischia di costare caro a Riu Pascale Roberte, medico radiologo del San Camillo e a Piero Pisanti, dirigente medico del reparto medicina d'urgenza dell'ospedale Santo Spirito in Sassia, per i quali il pm Carlo Villani ha chiesto il giudizio immediato. Entrambi sono accusati di omicidio colposo per colpa medica.

IL CASO
I fatti risalgono a quasi tre anni fa. E' il pomeriggio del 12 aprile del 2017, quando Adriana Cristaldi, dopo che il proprio cardiologo di fiducia le aveva diagnosticato una colica renale, si reca presso il pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito. L'ecografia, effettuata alle 21 e 29, evidenzia nei «reni a sinistra formazioni cistiche multiple, la maggiore di circa 65mm». La 75enne viene sottoposta a terapia antibiotica e solo il giorno dopo, a seguito di un netto peggioramento delle proprie condizioni, viene inviata al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo per effettuare una disostruzione uretrale. Trasferita al reparto di Radiologia Interventistica per l'intervento, secondo la ricostruzione del pm, la dottoressa Riu, difesa dall'avvocato Pierfrancesco Bruno, si sarebbe rifiutata «di posizionare il tubo di drenaggio del rene», come si legge nelle carte. La Riu ritiene che l'intervento sia controindicato viste le condizioni di salute della donna, che viene così dimessa e reinviata all'ospedale di provenienza, il Santo Spirito, presso il reparto di medicina di urgenza. Di turno c'è il dottor Pisanti, «il quale ometteva di accertare i motivi per cui non era stata eseguita la procedura richiesta, non richiedeva una neufrostomia urgente ad altro nosocomio, né disponeva il trasferimento in reparto di terapia intensiva». Adriana morirà la mattina successiva «per edema polmonare acuto, in soggetto con sepsi urinaria ed emorragia gastrica». Per la procura poteva essere salvata. Tuttavia, come emerso in sede civile, nell'ambito dell'accertamento tecnico preventivo, secondo i consulenti incaricati dal tribunale, «la causa del decesso non è ricollegabile al trattamento prestato o omesso dai medici», che avrebbero, al contrario, agito in maniera corretta. A decidere il destino dei due dottori, il prossimo 13 luglio, sarà il giudice per l'udienza preliminare.

 

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