Diabolik, la moglie di Piscitelli: «Ho paura per le mie figlie»

Diabolik, la moglie di Piscitelli: «Ho paura per le mie figlie»
di Alessia Marani
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Mercoledì 20 Novembre 2019, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 08:29

Rita Corazza, la moglie di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, il capo ultras della Lazio assassinato nel Parco degli Acquedotti ad agosto, decide di parlare dopo avere saputo che il murales in memoria del marito apparso a Torpignattara sarà cancellato. «Nessun disegno stile Gomorra, nessun messaggio criminale dietro quel ritratto», dice. Poi aggiunge: «Da quel maledetto 7 agosto le mie figlie e io viviamo in un incubo. Abbiamo paura».

Signora Rita, perché vuole parlarci del murales?
«Perché qualcuno ha pensato che volesse rappresentare chissà quale messaggio, che fosse legato a un discorso di malavita».

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E invece?
«Invece ci sono solo lui e il suo sorriso, nessun simbolo, nessun emblema. L'ha dipinto un artista, un ragazzo che io avevo conosciuto perché disegnava anche sulle serrande dei negozi e che ora è stato multato. Lì nelle case popolari di via Rovetti ho abitato da ragazzina, c'è la mia famiglia, ci sono i nostri amici che conoscevano Fabrizio e gli volevano bene. Quel murales è stato solo il gesto spontaneo di quelle famiglie».
 

 


Però ricorda tanto gli omaggi di certi ambienti ai veri boss...
«Guardi, è stato disegnato in pieno giorno e nessuno aveva pensato di chiedere l'autorizzazione semplicemente perché chi vive lì nelle case popolari è abituato a occuparsi da se di tutto: dalle luci ai giardini, alla manutenzione dei portoni. Comunque so che è stata fatta una raccolta firme per chiedere al Comune e all'Ater di poterlo mantenere. Quel disegno non dà su strada, non è un affronto, è stato fatto in buona fede nel cortile. Ci tengo a dirlo proprio per le persone che lo hanno voluto».
 


A cento giorni dal delitto, come si spiega l'omicidio di suo marito?
«Non trovo risposte da tre mesi. Stiamo tutti male. Viviamo in un incubo, non sappiamo perché è successo. Ho pensato pure che volessero rapinarlo. Personalmente non metto piede fuori da casa da due mesi, prendo le gocce per dormire. E sono preoccupata per le mie figlie. Se io sono morta quel 7 agosto insieme a Fabrizio, loro invece hanno una vita davanti e tutto quello che si dice su di lui non ci aiuta a vivere bene».

Il nome di Diabolik compare in molte indagini però...
«Mio marito appare come un mostro, si sta scrivendo un nuovo romanzo criminale intorno a lui. Io non dico che fosse un santo, ma la verità è che lui era un carismatico, che sapeva mettere pace tra le persone, che in tanti anni allo stadio aveva conosciuto moltissime persone e in tanti lo cercavano per trarne vantaggi e si vantavano di essere suoi amici anche se non lo erano».

Lei a Grottaferrata ha litigato con una donna, pare che abbia indicato il marito come il responsabile dell'omicidio...
«Io ho discusso con una che era una mia amica e basta. Se fossi convinta di sapere chi ha ucciso mio marito, io gli farei la guerra ogni giorno. E non credo che sarebbe ancora a piede libero».

Allora chi ha ucciso Diabolik?
«Lo ripeto, se io la sapessi andrei a cercarlo. So solo che tutte le congetture che sento su mio marito a me paiono inverosimili. Ha avuto tre condanne in tutta la vita, i beni sequestrati ci sono stati restituiti. Chissà, forse mi sbaglierò e quando questo mistero sarà risolto dovrò ricredermi, ma io quando penso a Fabrizio, penso proprio al suo sorriso. Invece lui adesso è diventato il capro espiatorio per tutti i mali di Roma».

Perché dice di avere paura?
«Perché non abbiamo risposte. Vorrei che le mie figlie potessero continuare le loro vite senza questo macigno sulle spalle. Una di loro si deve laureare il prossimo anno, dovrà fare il tirocinio. Tempo fa ha ricevuto messaggi su Facebook da un mitomane e le ho consigliato di denunciarlo alla polizia postale. Io vorrei solo che le ragazze fossero lasciate in pace. Mio marito, fino a prova contraria, è una vittima. E poi...».

E poi?
«Noi siamo tre donne, non abbiamo protezioni. E se chi ha fatto del mare a Fabrizio volesse farlo anche a noi? Tutti i giorni prego per avere delle risposte. Tra un mese è Natale, vorrei un regalo: sapere chi e perché ha ucciso Fabrizio. E saperlo in carcere».
 

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