Diabolik: «Dietro l'omicidio un affare da 3 quintali d'oro»

Diabolik: «Dietro l'omicidio un affare da 3 quintali d'oro»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 11 Settembre 2019, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 10:45

Per cercare di spiegare l'omicidio di Fabrizio Piscitelli bisogna fare un salto indietro nel tempo di 5 anni, arrivare al 2014 e raccontare una storia che prima della vittima o delle altre presunte tali vede come protagonista assoluto un mancato affare che pesa 3 quintali di oro. È questa la verità secondo Fabio Gaudenzi, già legato a Massimo Carminati, che lo scorso 2 settembre, prima di consegnarsi agli agenti della Squadra Mobile di Roma, aveva pubblicato in rete due video in cui affermava di conoscere i nomi dei mandanti dell'omicidio di Diabolik, il capo ultrà della Lazio freddato da un colpo di pistola alla nuca il 7 agosto nel parco degli Acquedotti.
Gaudenzi lunedì, interrogato nel carcere di Rebibbia per oltre cinque ore dai pm Giovanni Musarò e Nadia Plastina, ha vuotato il suo sacco: nomi e cognomi, riferimenti temporali, fotografie, e dettagli di un viaggio compiuto all'estero. È sulla tratta Italia-Africa che si inserirebbe l'omicidio del Diablo per un mancato affare sul contrabbando di oro che avrebbe potuto fruttare svariati milioni di euro.

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LA RICOSTRUZIONE
Gli inquirenti, acquisendo la sua ricostruzione, hanno deciso di secretare il verbale. «Non sono un pentito e non voglio collaborare con la giustizia ha detto Gaudenzi, assistito dall'avvocato Marcello Petrelli Voglio solo vendicare la morte di Diabolik e di Maurizio Terminali», un camerata come lui scomparso all'inizio dell'estate a Brescia non per cause naturali. Dietro il suo presunto omicidio è questa la versione offerta ai pm ci sarebbe la stessa regia che ha ordinato la morte di Piscitelli. Che cosa unisce i tre oltre alla militanza nell'estrema destra? Secondo la ricostruzione, Piscitelli e Terminali sarebbero stati protagonisti insieme a Gaudenzi di un traffico clandestino poi naufragato: «È una storia di contrabbando ha detto agli investigatori che attraversa l'Africa e l'Arabia Saudita fino ad arrivare in Europa». Un fondo di verità potrebbe anche esserci dal momento che proprio Gaudenzi e l'inchiesta su Mondo di Mezzo lo ha confermato nel 2014 si offrì come tramite per far ottenere a Filippo Maria Macchi un prestito cospicuo per un'operazione speculativa consistente nell'acquisizione di oro dal continente africano.
LA VICENDA
È il 3 aprile del 2014 quando Gaudenzi ascolta la proposta di Macchi, che ha bisogno però di un credito per avviare l'operazione. In cambio del favore, Macchi avrebbe contribuito con 250 mila euro alla ristrutturazione della villa acquistata da Gaudenzi alle Bahamas. Il problema però era a chi chiedere il denaro: alla fine una parte arriverà dal gruppo di Massimo Carminati per mano di Riccardo Brugia, l'altra dagli «amici di San Giovanni» ovvero i fratelli Bracci. L'operazione parte, i due salgono a bordo di un jet privato alla volta dell'Africa ma l'affare sfuma. Tornano senza oro e con dei soldi da rimettere. Nella deposizione Gaudenzi che di fronte ai creditori era garante del prestito ha spiegato il coinvolgimento di Piscitelli e Terminali nella vicenda: entrambi amici di lungo corso sembra si fossero impegnati nel recupero del credito. Non è ancora chiaro se le dichiarazioni rese abbiano un qualche fondamento. Anche perché, se questa fosse la verità, bisognerebbe capire come mai l'omicidio o gli omicidi siano avvenuti dopo 5 anni e soprattutto accertare se mai ci sia l'esistenza di un fattore scatenante. Cosa è successo in questo periodo? Qualcuno ha pestato i piedi a chi non doveva? Ha promesso qualcosa che poi non ha potuto o voluto mantenere?
Gli investigatori sono cauti e saranno le indagini a chiarire quanto credibile sia la versione di Gaudenzi che, tuttavia, sempre nei video pubblicati su YouTube, aveva chiesto di parlare con Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro lasciando intendere forse che dietro l'omicidio di Diabolik ci fosse la mano della criminalità organizzata. Di certo, da quando si è fatto arrestare per detenzione di armi da guerra, facendosi trovare in casa con una pistola e una mitraglietta, il quadro offerto dallo zoppo dipinge uno scenario diverso da quello che si stava delineando all'indomani dell'omicidio di Piscitelli, quando il traffico di droga sembrava essere la pista privilegiata.
Camilla Mozzetti
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