Diabolik, l'omicidio al parco e la fuga del killer tra l'indifferenza dei passanti

Diabolik, l'omicidio al parco e la fuga del killer tra l'indifferenza generale dei passanti
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 22 Dicembre 2021, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 15:12

Un uomo seduto sulla panchina, un cittadino come tanti, che non si accorge oppure se lo fa, si volta dalla parte opposta. E un altro uomo - l'autista cubano di Fabrizio Piscitelli - che si dà alla fuga, correndo nella direzione contraria rispetto a quella del killer.

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In quella scena c'è un misto di terrore e non curanza. L'indifferenza di fronte al male e al crimine che si manifesta in tutta la sua ferocia e si impossessa della Capitale in un caldo pomeriggio d'estate è l'indifferenza di fronte ad un omicidio  "eccellente" - quello di Fabrizio Piscitelli, ucciso al Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019 -, che viene immortalata nel video dell'agguato.

Raccontata da un uomo che resta impassibile seduto su una panchina. Mentre un altro - e qui c'è il terrore - fugge via per paura di fare la stessa fine del capo ultrà. 

Da alcuni frame catturati dal sistema di videosorveglianza di un palazzo di via Lemonia, divenuti poi fondamentali per le indagini della polizia, si vede questo: Diabolik appena ucciso, l'uomo accusato del suo omicidio - Raul Esteban Calderon - arrestato poi dalla Squadra Mobile di Roma che scappa mentre chi, estraneo a questa storia, o resta seduto su un'altra panchina o continua a fare sport più in là.

 

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Dalle immagini si vede la fuga dell'argentino, tratto in arresto dopo due anni e mezzo di indagini serrate ma anche l'autista del capo ultrà, Eliobe Creagh Gomez, che fugge in direzione opposta rispetto a quella dell'assassino. Le indagini accerteranno che pochi metri più in là, alla fine di via Lemonia, seduto in una macchina c'è anche Fabrizio Fabietti, braccio destro di Piscitelli insieme ad un altro uomo, rapinatore di lungo corso.

Calderon è stato incastrato dall'ex compagna, una donna romana di 47 anni, rapinatrice di professione che collabora con gli investigatori, dalle intercettazioni in carcere dei fratelli Bennato - ritenuti mandanti dell'omicidio - e dalla perizia tecnica richiesta dalla Mobile e avallata dalla Procura al politecnico di Torino su quel video che riprese tutto. Una perizia che ha dimostrato una «Chiara compatibilità antropometrica» e una corrispondenza sui passi della corsa inequivocabili tra il fuggitivo e l'argentino. Ma in quel video resta immortalata anche l'indifferenza di chi - pur estraneo - si è trovato a far parte di una storia criminale, girandosi dall'altra parte. 

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