Diabolik, patto tra i mercanti di droga: così è stato ucciso Piscitelli

Patto tra i mercanti di droga così è stato ucciso Diabolik
di Giuseppe Scarpa
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Giovedì 14 Novembre 2019, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 10:09

Un patto tra capi per eliminare Fabrizio Piscitelli, 53 anni. Un accordo tra i mercanti della droga che governano lo spaccio a Roma per assassinare un loro pari che si era ingrandito troppo. Un tavolo di boss a cui, fino all'ultimo momento, aveva trovato posto anche Diabolik. La colpa del capo ultras della Lazio sarebbe stata quella di essere cresciuto troppo in prestigio e potenza. Un'ascesa che gli avrebbe attirato invidie e rancori. Avrebbe spaccato i già fragili equilibri della mala romana, rimodulando a suo favore le quote della vendita di cocaina, marijuana ed eroina nella Capitale. Un ambizioso Piscitelli avrebbe cementato contro la sua persona i pezzi da novanta dello spaccio. Capi che avrebbero sentenziato la sua fine, dividendosi in due categorie: chi voleva la sua morte e chi invece sulla dipartita del Diablo sarebbe rimasto indifferente. La motivazione dell'assassinio, fatta poi girare ad arte nel mondo della criminalità, è invece legata ad un presunto mancato pagamento di una grande partita di droga da parte dell'ultras biancoceleste. Una giustificazione finta, una scusa insomma per armare la mano del killer che il 7 agosto gli ha sparato un colpo alla nuca al parco degli Acquedotti.

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È questo lo scenario tracciato da chi indaga sull'assassinio di Piscitelli: Squadra Mobile, la sezione omicidi, coordinata da Andrea di Giannantonio e il pubblico ministero Nadia Plastina compongono così il complicato puzzle. Una nuova tessera da aggiungere riguarda la figura di Fabrizio Fabietti, un signore della droga, amico intimo di Diabolik. È lui che ha accompagnato le figlie e la moglie di Piscitelli all'ultimo derby, il primo settembre. Giorno in cui è stato ricordato dalla curva Nord l'ex capo ultras. Ebbene il cellulare di Fabietti sarebbe stato agganciato alla cella telefonica che gestisce le chiamate nell'area che comprende il parco degli Acquedotti il 7 agosto intorno alle 19.00, giorno e ora dell'omicidio del Diablo. L'amico intimo del leader degli Irriducibili avrebbe spiegato la sua presenza in zona agli inquirenti sentito a sommarie informazioni. Da non indagato perciò. In pratica Piscitelli lo avrebbe dovuto raggiungere dopo un appuntamento con un'altra persona (di cui Fabietti non conosce l'identità) per una successiva visita in famiglia.

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APPUNTAMENTO
Chi invece sostiene di conoscere l'identità dell'uomo che ha dato l'appuntamento a Diabolik è Rita Corazza. La moglie di Piscitelli ritiene che il marito avrebbe dovuto incontrare Alessandro Capriotti al parco degli Acquedotti. Un nome di peso nella mala romana, ribattezzato Er Miliardero. Un appellativo che deriva dallo stile di vita elevato e abbondantemente ostentato del 48enne. Un narcotrafficante, imputato per bancarotta, che sta finendo di scontare la sua pena ai domiciliari. Tuttavia l'uomo gode di una serie di permessi che gli consentono di uscire il pomeriggio. A portare la procura su questa pista è stata la famiglia di Piscitelli. Capriotti (non indagato) sentito dagli agenti della Squadra Mobile ha negato di aver dato un appuntamento a Dibolik: «Non dovevo vedere Fabrizio Piscitelli», ha detto ai poliziotti un paio di settimane fa. A breve l'inchiesta subirà un'accelerazione.
 

 

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