Diabolik, chi è l'avvocatessa arrestata: Lucia Gargano, tra selfie e visite ai boss detenuti

Diabolik, chi è l'avvocatessa arrestata: Lucia Gargano, tra selfie e visite ai boss detenuti
di Michela Allegri
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Sabato 15 Febbraio 2020, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 00:23

ROMA Preparata e ambiziosa. Lucia Gargano, 36 anni, in poco tempo aveva scalato le gerarchie tra gli avvocati in tribunale. Tutti a chiedersi come una ragazza giovane come lei fosse riuscita ad avere nel suo portafoglio clienti di quel peso. La gavetta, dura, l'aveva fatta in uno degli studi legali più noti della Capitale, quello di Angelo Staniscia. E proprio da pochi mesi aveva iniziato il suo percorso personale.

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 Voci di tribunale sostenevano che fosse stata allontanata dal suo dominus. Lei, invece, raccontava di aver scelto da sola la nuova avventura. E di fatto nel suo studio arrivano i pezzi da novanta della mala romana. Difendeva i criminali più pericolosi del Litorale e di Roma, dagli Spada ai Casamonica. La famiglia di Fabrizio Piscitelli si affidava a lei. Era amica e legale delle figlie dell'ultras. Di quei boss, alla fine, era diventata il punto di riferimento.
 

 

LE ABITUDINI
Vestiti eleganti, quasi sempre con tacchi neri, a bordo della sua Fiat 500 arrivava di mattina presto a piazzale Clodio. Nel cortile parlava spesso con i colleghi. Nessuno lo avrebbe immaginato, che quella 36enne tutta selfie sui social, serate con gli amici e ambizioni da influencer fosse il trait d'union tra due clan criminali. E che sarebbe finita in arresto (seppure ai domiciliari) e accusata con Salvatore Casamonica di concorso esterno in associazione di stampo mafioso. «Non è possibile, hanno arrestato Lucia», era ieri il leit motiv nei corridoi della cittadella giudiziaria. La Gargano era una delle più giovani penaliste ad assistere imputati nel processo Mondo di mezzo.

Sempre sorridente, tifosa sfegatata della Lazio, nata ad Avellino e arrivata nella Capitale per fare il lavoro dei suoi sogni. Una professione che, per il gip, avrebbe tradito, diventando contigua ai clan criminali. Single, fuori da piazzale Clodio esistevano solo la passione per i biancocelesti, i concerti di Eros Ramazzotti e di Calcutta. Poi le cene a base di sushi con le amiche e le vacanze, in estate, nella sua Campania.
 


Rispettata dai colleghi, ma tenuta in considerazione soprattutto dai boss del narcotraffico che si erano rivolti proprio a lei per siglare la pax mafiosa di Ostia: tra il clan Spada e un altro gruppo capeggiato da Marco Esposito. Non era intimorita, il 13 dicembre 2017, seduta al tavolo del ristorante Oliveto di Grottaferrata, circondata da criminali di spessore. Era l'avvocato di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo ultrà della Lazio ucciso con un colpo di pistola alla testa al parco degli Acquedotti. Ed era anche sua amica. Li univano la fede calcistica, ma anche gli affari illeciti.

Era stata del Diablo - legato a Esposito - l'idea di siglare la pace tra clan. E proprio lui l'aveva presentata a Casamonica, che rappresentava il clan Spada. La Gargano aveva avuto un incarico preciso: comunicare in carcere al boss Carmine Spada, detto Romoletto, un messaggio di Diabolik, per ristabilire gli equilibri mafiosi di Ostia stravolti da una lunga catena di atti intimidatori e agguati. E lei era il trait d'union tra Romoletto e il Diablo, ma anche il gancio con la Procura, in grado di recapitare messaggi segreti ai detenuti e di informarsi sull'esito delle indagini più delicate.

Il summit del 13 dicembre 2017 al ristorante Oliveto serve per fare il punto sulla situazione. Sono presenti Salvatore Casamonica e Piscitelli. C'è anche il francese, il finanziere infiltrato nel clan. Pure lui resta colpito dalla sicurezza della Gargano: «Da solo ho paura! Tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino, questa povera signora: mamma mia che coraggio che ha», dice al telefono. È lei a scrivere il testo del messaggio da presentare a Spada, sotto dettatura. «Gli stai a scrivere questa cosa? - dice il Diablo - senti, ma lui la legge lì, la strappa subito o se la porta?». Piscitelli è preoccupato: «Stanno cose delicate». Il colloquio in carcere con Spada è di pochi giorni dopo. La Gargano va a Rebibbia quattro volte: tra il 12 gennaio e il 2 marzo 2018. Dopo l'operazione Gramigna, che ha decimato il clan Casamonica, nel luglio del 2018, l'avvocato si preoccupa. Parlando al telefono con un amico, il 7 gennaio 2019, definisce gli arresti «il fattaccio», teme di essere sotto inchiesta, ma spera di essersi tutelata: «Avevo già cominciato prima staccandomi da quelle persone, se tu vedi i miei accessi a Rebibbia sono drasticamente calati».

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I TIMORI
L'ansia cresce dopo un'altra retata, l'operazione Maverik, che coinvolge anche Esposito. Tra gli indagati c'è Piscitelli. «Mò riarresteranno pure il mio povero Diabolik», dice parlando al telefono. È il novembre 2018, la Gargano è sempre più spaventata: «Secondo te mi arrestano? Sicuro mi indagano». Il 30 gennaio 2019, dopo l'operazione Brasile Low Cost nei confronti, tra gli altri, di Salvatore Casamonica, capisce di essere nei guai. Si procura tutti gli atti, vede riferimenti al summit di Grottaferrata e si affretta a fare arrivare in procura una nota dove dice che quell'incontro era dovuto a «una circostanza casuale». Gli investigatori non le hanno creduto. Troppi i dettagli sospetti, la spregiudicatezza dimostrata in più occasioni, travalicando i confini della professione. Come quando consegna un cellulare a un assistito che si trovata ai domiciliari, incontrandolo mentre è evaso e ricevendo della documentazione da consegnare ad altri. E ancora: le cene che diventano corsi d'aggiornamento per criminali, con l'avvocato che insegna come eludere i sistemi di sorveglianza telematici ed evitare le intercettazioni usando Whatsapp, e come capire se nei cellulari fossero stati piazzati dei virus informatici.

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