Roma, i Cinquestelle salvano De Vito: «Non voteremo per la revoca»

Roma, i Cinquestelle salvano De Vito: «Non voteremo per la revoca»
di Fabio Rossi
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Sabato 23 Novembre 2019, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 09:42

La resa dei conti, all'interno del gruppo capitolino dei Cinquestelle, è fissata per lunedì: nel vertice di maggioranza che precederà di un giorno l'incontro con le opposizioni già fissato in vista del consiglio comunale straordinario di mercoledì sullo status di Roma Capitale e «relativi poteri e risorse». Ma anche i consiglieri pentastellati più legati all'ortodossia grillina hanno ben capito l'antifona: non ci saranno mozioni per chiedere la revoca di Marcello De Vito, che anche ieri è tornato sullo scranno più alto dell'aula Giulio Cesare per presiedere la seduta di ieri, all'indomani del suo rientro in pompa magna a Palazzo Senatorio.

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LA CONTA
Ad allontanare i propositi più bellicosi - esplicitamente espressi da Enrico Stefano, ma sussurrati da altri esponenti M5S nei corridoi del Campidoglio - è una banale constatazione dei rapporti di forza. Tra i 28 consiglieri comunali del Movimento - compreso lo stesso De Vito, che fa ancora parte del gruppo a tutti gli effetti - sarebbero non più di una decina quelli pronti a mettere la firma in calce a una mozione che chieda la decadenza del presidente dell'assemblea, nonostante sia ancora coinvolto nell'inchiesta sul nuovo stadio di Tor di Valle. «Sono felice di rivederlo qui - dice la consigliera Maria Agnese Catini in una pausa del consiglio di ieri - Spero che la sua vicenda si risolva per il meglio e lui resti a lavorare e a far politica con noi». Sono in molti a pensarla così, tra gli esponenti M5S. E anche chi la pensa diversamente su questo tema, compreso qualche assessore, preferisce fare un passo indietro ed evitare una nuova lacerazione nella maggioranza, con una conta che rischierebbe di fare seri danni in casa pentastellata.

GLI SCENARI
Alla riunione di maggioranza di lunedì, peraltro, De Vito non risulta invitato. Eppure nessuno può escludere che decida di presentarsi, rivendicando la sua appartenenza al gruppo e, almeno finora, anche al movimento: i probiviri non si sono ancora mai espressi sul suo caso e le norme interne del M5S prevedono un termine massimo di 90 giorni per farlo. A questo punto, l'inchiesta interna contro De Vito può considerarsi tecnicamente archiviata. Indipendentemente dal vertice di maggioranza, però, il numero uno dell'aula Giulio Cesare potrebbe partecipare a un incontro, più o meno, formale, con Virginia Raggi e la sua giunta: il ruolo istituzionale di De Vito prevede in ogni caso di riprendere il dialogo con l'esecutivo comunale, per evidenti esigenze di gestione dell'attività amministrativa.

L'OPPOSIZIONE
Se la maggioranza non affonda il colpo contro il presidente dell'assemblea, le opposizioni scelgono di restare alla finestra. «Lasciamoli consumare nelle loro contraddizioni», argomenta un autorevole esponente del Pd, escludendo mozioni di revoca targate dem. Resta in piedi, in realtà, il documento presentato da Fratelli d'Italia quando De Vito era ancora sottoposto alla custodia cautelare: ma manca il necessario numero di firme e una sua calendarizzazione sembra al momento improbabile.
 

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