David Tobini, nuova perizia sulla maglia del parà caduto in Afghanistan

Analizzate le macchie di sangue del 2011: «Incompatibili con la dinamica ricostruita»

David Tobini, nuova perizia sulla maglia del parà caduto in Afghanistan
di Mirko Polisano
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Sabato 30 Aprile 2022, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 13:05

Anche gli indumenti parlano. A confermare un'amara verità nel caso di David Tobini, il parà romano ucciso nel 2011 durante un conflitto a fuoco mentre era in missione in Afghanistan, questa volta è la maglietta che il caporal maggiore dell'Esercito indossava il giorno del combattimento che gli è costata la vita. Già perché in un primo momento si è sempre raccontata una versione dei fatti - quella di un nemico talebano che avrebbe colpito il 28enne della Folgore uccidendolo - che non ha mai del tutto convinto la madre, Annarita Lomastro che continua a chiedere giustizia per suo figlio. Dopo un'inchiesta archiviata, quasi d'ufficio, ne è stata aperta una seconda che mette nero su bianco un'altra verità: «David Tobini è morto per fuoco amico».

La novità

Alle perizie balistiche che hanno appurato che a sparare non fosse stata un'arma dei ribelli afghani ma un proiettile Fiocchi di quelli in dotazione alla Nato, si aggiunge ora l'esito di un'attenta analisi effettuata sulla maglietta che David Tobini indossava sotto la divisa quel maledetto giorno a Bala Murghab.

A essere scrupolosamente indagate sono le tracce di sangue che impregnano l'indumento: «La ricostruzione della posizione del Tobini nell'immediatezza dello sparo - scrive in modo chiaro e determinato nella sua relazione la dottoressa Raffaella Sorropago, perito balistico e responsabile e docente del Laboratorio di Criminalistica e Balistica presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma - è incompatibile con quanto sostenuto - da un suo commilitone, ndr - che colloca il Tobini in posizione fetale, accasciato sulla spalla destra».

Al vaglio della procura di Roma, prima e di quella militare poi, ci sono infatti le dichiarazioni dei commilitoni di David Tobini che avevano messo a verbale che il caporal maggiore era caduto sul terreno adagiandosi alla destra di chi gli era vicino. In realtà, però, i periti smentiscono il racconto e la ricostruzione fatta davanti ai magistrati e su cui gli stessi hanno sollevato dubbi: «La conformazione e la posizione delle tracce ematiche, prodotte nell'immediatezza dello sparo e della fuoriuscita del sangue dal foro, presenti sulla T-shirt del Tobini - si legge nella relazione - sono compatibili con una posizione del corpo appoggiato sul fianco sinistro, con la spalla sinistra verso terra e la destra in alto». Per poi aggiungere ancora: «Sulla T-shirt in corrispondenza della spalla destra non si apprezzano pattern ematici significativi, condizione tale da escludere che il Tobini possa essersi accasciato sulla spalla destra». Anche dall'esame autoptico era emerso che «il flusso ematico ha avuto un andamento obliquo interessando, in prima battuta, il collo e, successivamente, la spalla posteriore sinistra». Sul lato destro, invece, nessuna traccia di sangue: come è possibile se il commilitone che gli era accanto ha dichiarato che Tobini era stato colpito a destra e si era accasciato sul lato destro? Interrogativi a cui qualcuno dovrà dare una risposta. Presto.

L'udienza

Lunedì sarà un altro giorno decisivo. Il Gip dovrà decidere se chiudere il fasciolo o andare a fondo sulla vicenda. «Ad oggi - dice mamma Annarita - mi sento di dire, che è mancata la determinazione di voler affrontare la realtà che il fascicolo racconta, e di quello che è stato raccolto durante le ultime indagini della procura militare. Archiviare nonostante tutto quanto acquisito non farebbe che alimentare le certezze, le mie di sempre. Mi resta la speranza in un Gip, nel coraggio che già dimostrò nell'ordinanza del 2021. Non posso dire di nutrire la stessa fiducia in altri che avrebbero dovuto aver una diversa premura del fascicolo». «La complessa attività posta in essere dalla Procura militare che ha tenuto conto di tutte le preziose valutazioni del Gip Conforti rese con l'Ordinanza di luglio 2021 unitamente alle conclusioni dei vari consulenti - ha aggiunto l'avvocato Paolo Pirani, legale della madre di Tobini - meritano una attenta valutazione e riflessione su quanto realmente accaduto quel tragico 25 luglio. Accertare la verità, infatti, è un dovere verso David e Annarita».

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