Dall'inizio di maggio i volumi di spesa a Roma e nel Lazio sono diminuiti intorno al 10 per cento rispetto allo stesso periodo di aprile, quando si era nel pieno della fase Covid. Di riflesso, gli incassi della grande distribuzione sono scesi in media di una stessa percentuale. Il mondo della Coop, per esempio, registra soltanto nell'ultima settimana un calo dell'8 per cento.
È facile ipotizzare che dietro questi numeri si possono già vedere i primi effetti di una crisi di redditi, che colpisce alcune categorie. Fatto sta che tra febbraio e aprile, invece, i supermercati hanno visto salire gli incassi tra il 10 e il 15 per cento, con punte vicine al 20 nei giorni in cui venivano assaliti gli scaffali con acqua, farina, lievito, pasta, scatolame e detergenti.
Nei primi giorni dell'emergenza c'è stata - accanto alla richiesta di acqua, farina, lievito, pasta, scatolame e detergenti - anche un acquisto massiccio di freschi e di beni di alta gamma come la carne rossa o i pasti pronti. Negli ultimi giorni, invece, si comprano soprattutto gli alimenti confezionati, sicuramente meno costosi, o i prodotti per la cura dei capelli e del corpo, molto in voga in tempi dove parrucchieri ed estetisti sono stati chiusi.
Nota Sannella: «Dietro questi nuovi di trend di consumo, c'è innanzitutto il fatto che è finito quell'effetto di consumo legato anche alla necessità di stare in casa per lo smart working. Penso a chi ha scoperto o riscoperto la passione per preparare i dolci o la pizza. Non so se in tutti questi numeri possa entrarci un calo del reddito dei consumatori, forse è troppo presto per capirlo. Cambierà invece il modo di comprare, penso al boom che c'è stato nelle vendite online, che sarà confermato anche in futuro»
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