Ama, scontro finale: Bagnacani verso l'uscita. Ma il sostituto non si trova

Ama, scontro finale: Bagnacani verso l'uscita. Ma il sostituto non si trova
di Mauro Evangelisti
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Sabato 16 Febbraio 2019, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 08:17
Lorenzo Bagnacani non sarà più il presidente dell'Ama. Negli uffici di Roma Capitale stanno lavorando senza sosta, d'intesa con la sindaca Virginia Raggi, per rimuoverlo insieme agli altri due componenti del Consiglio di amministrazione. Perché non l'hanno ancora fatto? Il Movimento 5 Stelle non ha trovato nessuno disponibile a guidare un'azienda sul cui possibile dissesto indaga la procura della Repubblica e che a fine mese potrebbe non pagare gli stipendi. Circola una soluzione che attinge dai fedelissimi M5S, Stefano Zaghis; ne spunta una che punta su un traghettatore (Bagatti, direttore esecutivo). Ma la soluzione non c'è, tanto che ieri sera circolava una tesi opposta: lasciare Bagnacani al suo posto fino alle Europee, tentando una disperata mediazione. Lui, intanto, per lunedì ha convocato un nuovo Cda.

GUERRE STELLARI
Ma ormai la guerra, tutta interna al M5S, è atomica: dopo 11 mesi di ghirigori che hanno messo con le spalle al muro l'azienda, la giunta venerdì 8 febbraio ha votato la delibera che boccia il bilancio consuntivo 2017 (sì, 2017, non è un errore) approvato dal Cda il 28 marzo 2018. Per rispondere Bagnacani ha usato l'artiglieria pesante: ha commissionato un parere a uno studio legale di primaria importanza (Roberto Nigro, Damiano Lipari e Antonio Catricalà) in cui si dice che il collegio sindacale, presieduto da Mauro Lonardo, è decaduto dal 27 settembre. Significa, secondo questo parere, che il no al bilancio del collegio sindacale, su cui si basa la delibera approvata dalla giunta (per la quale Pinuccia Montanari si è dimessa contestando la scelta), non è valido. Non solo: «Sembrerebbe quindi potersi affermare che la perdurante inerzia di Roma Capitale nella sostituzione dei membri del collegio sindacale di Ama, scaduti ormai da tre mesi, sia fonte di responsabilità per l'amministrazione capitolina, non solo in concreto sotto un profilo civilistico per i danni subiti da Ama in conseguenza della decadenza dei sindaci (si pensi alla nullità di tutti gli atti compiuti dal collegio sindacale dall'11 novembre) ma in astratto anche sotto altri profili di diritto». Il parere legale ipotizza «condotta omissiva», Bagnacani ha scritto alla Raggi dicendo che gli atti del collegio sindacale sono nulli e provvederà a convocare l'assemblea per sostituirli. A Roma Capitale hanno capito che non c'è più margine di trattativa: il parere sventolato da Bagnacani prefigura un possibile reato commesso dalla giunta che avrebbe bocciato il bilancio sulla base di un atto nullo. Sul rischio dissesto Ama indaga la procura (è stata ascoltata come persona informata dei fatti la Montanari) ed è possibile che proprio un esposto di Bagnacani abbia innescato questa inchiesta. In parallelo corre una indagine della Corte dei conti sulla gestione dei rifiuti nel 2018. Questo nuovo siluro sul collegio sindacale (i cui membri però sono certi della validità del loro operato) rischia di fornire nuovo materiale ai giudici. In giunta tra gli assessori che insieme alla sindaca hanno votato la delibera c'è il timore di ricevere un avviso di garanzia. Per questo, da ieri è stato deciso che la guerra non poteva più continuare: via Bagnacani che pure era stato scelto e coccolato da Virginia Raggi. Ma senza tre nomi da mettere al posto degli attuali componenti il Cda, non si può fare nulla. Per la presidenza continua a circolare l'ipotesi di Stefano Zaghis, militante grillino. Il diretto interessato nega. I sindacati, che hanno proclamato lo stato di agitazione per ora però non vanno oltre: la Raggi ha chiesto loro di aspettare fino a lunedì. Oggi la fotografia del disastro-rifiuti è la seguente: il presidente di Ama è sfiduciato ed è ancora lì solo perché non si è trovato un kamikaze da mettere al suo posto; il bilancio consuntivo del 2017 non è stato approvato; le banche hanno chiuso le linee di credito; l'Ama non ha un direttore generale mentre la consulenza della super esperta della differenziata (Mariella Maffini) è scaduta; dopo le dimissioni della Montanari, non è stato trovato un successore; in Ama in tre anni di governo Raggi ci sono stati quattro diversi presidenti e si sta cercando il quinto; il prossimo assessore all'Ambiente sarà il terzo, dopo Muraro e Montanari.
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