Covid a Roma. I genitori alla scuola della Pisana: «Nessuna comunicazione, troviamo noi nuovi spazi»

Covid a Roma. I genitori alla scuola della Pisana: «Nessuna comunicazione, troviamo noi nuovi spazi»
di Laura Bogliolo
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Lunedì 10 Agosto 2020, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 14:05

«Ci dicono che a settembre i nostri bambini torneranno in classe, ma in quali condizioni? Non ci è stato spiegato nulla sulle misure intraprese per combattere il Covid-19». Pisana, ICS Pino Puglisi, ci sono quasi 350 bimbi che aspettano di rientrare in aula e molti genitori, preoccupati, non sono rimasti inerti, ma hanno elaborato un progetto per un rientro sicuro. «La scuola è disponibile al dialogo, ma sappiamo che non ci sono gli spazi sufficienti per assicurare il distanziamento, conosciamo le aule, sono piccole» spiega Vittorio D'Orsi portavoce dei genitori della scuola primaria Emanuela LOI. 

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In un documento che hanno chiamato "La scuola che vogliamo", inviato al XII Municipio, ma anche al viceministro del Miur Anna Ascani, stilano consigli sul rientro, ma indicano anche luoghi alternativi dove i bambini potrebbero studiare eliminando il problema dell'affollamento in aula. Nel documento si propongo idee per la sicurezza: «Prima del ritorno in classe prevedere per gli insegnanti e per i genitori interessati corsi sulla gestione delle emozioni degli alunni specie sotto il profilo del cambiamento delle abitudini e delle relazioni interpersonali». 
«Le richieste dei genitori sono in linea con quanto da noi proposto in tempi non sospetti ovvero la valutazione di spazi alternativi – commenta Giovanni Picone, capogruppo Lega del XII - Porteremo ora questo dossier nella Commissione Scuola, auspicando che le valide idee contenute rappresentino un nuovo impulso per un ritorno più agevole a scuola».

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Il nodo centrale del documento riguarda la didattica, mediante l'ampliamento dell'offerta formativa che veda anche l'introduzione di "laboratori" con personale volontario (necessario per coprire lo "sdoppiamento" delle classi) ma anche un migliore utilizzo dell'e-learning, inserendo la figura del tutor digitale grazie alla collaborazione con le università. I genitori puntano soprattutto sull'aspetto logistico e chiedono che Comune e Municipio «facciano al più presto un censimento per individuare le strutture esistenti e disponibili sul territorio da utilizzare per laboratori integrativi (ad esempio caserme, hotel, eventuali strutture religiose)».

E loro un'idea già ce l'hanno: «Abbiamo individuato ad esempio, alcuni spazi nella caserma vigili del fuoco di via San Giovanni Eeudes, l'oratorio della parrocchia San Bruno, alcune aule di una ex scuola a via Longhena dove oggi sorge una biblioteca comunale, via Longhena aule vuote, scuola chiusa adibita a biblioteca e centro incontri anziani (palestra usata da associazione) e due alberghi, uno chiuso». Per quanto riguarda gli spazi, ecco i suggerimenti: «Affidare agli studenti di architettura lo studio degli spazi; si usano gli stessi banchi. I bambini si siedono al centro -il banco biposto misura 120x50cm, anche se i banchi si affiancano i bambini sono a distanza superiore ad 1 m-; si disegnano a terra gli spazi da occupare e i percorsi da seguire. Si mantiene la distanza anche con piantine che i bambini cureranno».

 

 

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