Scuola, Marco, 14 anni, prigioniero in casa: macchinari guasti, il referto sul tampone non arriva

Scuola, Marco, 14 anni, prigioniero in casa: macchinari guasti, il referto sul tampone non arriva
di Raffaella Troili
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Sabato 26 Settembre 2020, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 12:02

Intrappolato dentro casa, l'esito del tampone non arriva ma intanto la scuola non si ferma e le lezioni di greco e latino da recuperare aumentano. Così non resta che il pellegrinaggio nei drive-in. Marco,(nome di fantasia), 14 anni tra pochi giorni, frequenta uno storico liceo classico del centro storico e fino a domenica scorsa stava bene, «ci vediamo lunedì», ha salutato i compagni l'ultima volta che li ha visti, parliamo ormai di venerdì 18 settembre.
 

I sintomi


«Domenica 20 ha iniziato ad avere i sintomi di un normale raffreddore - racconta la mamma, avvocato - starnuti, un lieve pizzicore alla gola. Il giorno dopo ho chiamato il medico, premetto che la temperatura è sempre stata intorno al 37.1 con punte di 37.4 e non lo ho mandato a scuola, in via precauzionale, anche perché ho pensato basta uno starnuto e me lo rimandano a casa. Il dottore mi ha prescritto il tampone, via posta elettronica».


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L'odissea


Iniziava l'odissea di Marco e della sua famiglia, la stessa che altri rischiano di passare se solo per coscienza rispettano le prescrizioni. «Quel lunedì stesso siamo arrivati al drive-in di viale Palmiro Togliatti ma c'era una fila interminabile, quindi abbiamo optato per quello del Santa Maria della pietà. Ci hanno detto che sarebbero passati al massimo 3/4 giorni per avere la risposta. Ma oggi (ieri per chi legge, ndr) a forza di insistere abbiamo capito che non c'era certezza sulla tempistica, perché c'è un macchinario che non funziona bene dunque tutti i tamponi stanno uscendo progressivamente ma in maniera non costante». Un cartello affisso su un muro esterno avverte gli utenti che a causa di un guasto tecnico al laboratorio di analisi alcuni referti stanno subendo dei ritardi nell'arrivo. Insomma anche oggi ci hanno detto forse domani».

Nel frattempo ieri pomeriggio nella mail del papà di Marco è arrivato un messaggio che avvisa della possibilità di accedere con le credenziali. Ma una volta dentro, oltre a Benvenuto Marco non c'è scritto nulla, non c'è alcun referto. «Ogni tanto andiamo a vedere, ma finora niente...». Una settimana è passata. «La paura è che mio figlio perda altri giorni di scuola senza motivo, anche perché nel frattempo è perfettamente guarito. Per questo ho chiesto al medico di prescrivermi un altro tampone, per sperare di avere un esito che arrivi prima dell'altro».
 

I comportamenti individuali


Considerato che qui a Roma ci sono stati studenti che sono andati a scuola in attesa dell'esito del tampone, poi rivelatosi positivo, e a sentire qualche famiglia su suggerimento del medico di base, la famiglia di Marco si è mossa con estrema serietà. «No, no non potevo correre il rischio che ci fosse un problema in classe». Ma il rischio è che per ogni raffreddore, le lezioni si blocchino in attesa di un tampone e dell'esito. «Domani ci metteremo in fila in qualsiasi drive-in che sia a Roma o Civitavecchia, forse a quello di Labaro, ma vogliamo uscirne, basta che glielo fanno questo tampone. E chissà speriamo che arrivi qualche risposta, magari in tempo utile per tornare a scuola. Dobbiamo muoverci, peraltro i sintomi sono del tutto passati». Un'altra speranza ancora c'è: «Chissà, queste credenziali forse hanno un senso, forse mi collego stanotte, trovo il referto e le scarico», si chiede la mamma. «Teoricamente domani se avessi un medico disponibile potrei ottenere si spera l'attestazione per la riammissione a scuola di Marco, perché nel frattempo sono passati cinque giorni». Chissà. Forse domani. Tanta pazienza. «È tutto rimesso all'utente, girare per drive-in per ottenere il dissequestro... Intanto mio figlio è chiuso in casa, niente allenamenti, niente vita sociale, oltre al disagio di dover recuperare lezioni importanti. Intrappolato in questo sistema privo di tempi certi: non si può dire state in isolamento e basta, anche perché i ragazzini stanno male tutti i giorni e se dobbiamo fare questa trafila non tutti la faranno».

 
 
 
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