Covid Roma, mancano esperti per il tracciamento. «Arruoliamo i rifugiati»

Covid Roma, mancano esperti per il tracciamento. «Arruoliamo i rifugiati»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 12:19

Le Asl di Roma sono a corto di “detective” del virus, gli esperti del tracciamento divenuti ancora più centrali ora che si moltiplicano i casi di variante, inglese o brasiliana che sia. Ripercorrere all’indietro la catena del contagio, restringere il focolaio prima che l’infezione scappi di mano, è decisivo. Muoversi in fretta, anche di più. Serve pazienza, soprattutto servono squadre di esperti dedicati. Le aziende sanitarie però si ritrovano con sempre più lavoro da sbrigare e pochi addetti in servizio. Tanto che ora alcuni distretti sono pronti ad arruolare non solo gli specializzandi (sfruttati ormai per qualunque mansione dall’inizio della pandemia e difatti quasi introvabili), ma anche, alla bisogna, rifugiati, purché naturalmente siano laureati in medicina e abbiano una «adeguata conoscenza della lingua italiana». Così c’è scritto nel bando appena lanciato dall’Asl Roma 3, che copre una larga fetta del quadrante Sud della Capitale, da Monteverde a viale Marconi, da Ostia a Fiumicino. Qui sono appena in 3 a occuparsi di 700-1000 casi a settimana. Per ognuno dei quali tocca risalire ai contatti stretti delle ultime 48 ore, in caso di coronavirus tradizionale. In caso di variante, tocca addirittura riavvolgere il nastro per 14 giorni. Significano 5-10 persone da contattare, se non di più, per ogni positivo. Un lavoraccio. Ecco allora il bando appena lanciato, con la speranza di ingaggiare almeno 18 specialisti.

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«PERMESSO DI SOGGIORNO»
Il senso dell’appello è chiaro: chi può, si faccia avanti.

Cittadini italiani, cittadini Ue, ma anche extracomunitari con parenti europei e, infine, «titolari dello status di rifugiati o di protezione sussidiaria». In questo caso, si legge nelle carte dell’Asl, va dichiarato «il possesso dei requisiti di regolarità per il soggiorno in Italia» e di parlare abbastanza bene la lingua. 

Anche all’Asl Roma 2, una delle più grandi d’Italia, 1,2 milioni di residenti da assistere, c’è preoccupazione: gli addetti del contact tracing sono 40, ma per il fabbisogno aziendale ne servirebbero altri 100. In più, nell’ultimo mese 27 sanitari hanno lasciato l’incarico, chi per un impiego migliore, chi perché, da specializzando, ha iniziato appunto la specializzazione. Peccato che la falla si scopra proprio nel pieno della seconda ondata - se non all’avvio della terza... - con le varianti in crescita (finora 63 casi nel Lazio) e i drive-in che tornano a lavorare a pieno regime: riecco le auto in coda. Le richieste di tampone, secondo le Asl, sono aumentate da lunedì del 30%. «Qui di media facciamo 400 tamponi al giorno, ieri eravamo a 705», racconta Simona Ursino, direttrice del Sisp (Servizio di Igiene e Sanità pubblica) dell’Asl Roma 4. Anche alla Asl 2, spiegano i tecnici, il trend di aumento è quello. Alla Roma 3 addirittura negli ultimi giorni le richieste di test molecolari sono raddoppiate. 

CORSA AI TEST
Anche i casi giornalieri continuano ad crescere, anche se l’indice Rt del Lazio è lievemente calato, a 0,94 (la settimana scorsa era a 0,95). Ieri nella regione sono stati registrati 1.256 nuovi positivi (+68). Con 36mila test. Venerdì scorso erano 28mila. La crescita è del 28,6%. «Effetto varianti», spiegano le Uscar, le unità speciali di assistenza. Si cerca di accelerare allora sui vaccini: ieri sono partite le somministrazioni ai pazienti vulnerabili all’ospedale Cto, mentre per gli over 80 si è scavallata quota 100mila dosi.

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