Covid Roma, il mercato nero dei test fai-da-te: «Venduti sottobanco a 20 euro»

Covid Roma, il mercato nero dei test fai-da-te: «Venduti sottobanco a 20 euro»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 15 Dicembre 2020, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 10:47

Nel Lazio c’è un mercato sommerso di test Covid “fai-da-te”. Venduti direttamente ai cittadini, venti euro al pezzo, senza passare da medici o infermieri, un vincolo che la Regione finora non ha mai permesso di aggirare: ogni prelievo per testare il coronavirus - che si tratti del tampone molecolare, dell’antigenico rapido o del test sierologico - dev’essere sempre monitorato dal personale sanitario, a garanzia di tutti, a partire da chi si sottopone all’esame. Qualcuno però ha pensato di schivare i lacci delle procedure, approfittando della fame di test che monta a ridosso delle feste. E così ha iniziato a smerciare ai privati cittadini i kit destinati ai dottori. L’operazione è stata scoperta dai carabinieri del Nas, che ora indagano per capire fin dove si è allungato il giro d’affari e il volume degli incassi, probabilmente al nero.


I controlli del Nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma, guidato a Roma da Maurizio Santori, hanno già portato al sequestro dei primi test da un grossista di Roma Nord, sulla Tiberina.

I kit venivano estratti dalle confezioni per medici, infermieri e farmacie, per poi essere rivenduti singolarmente «a personale non sanitario», si legge nelle carte. Venti euro a test, con tanto di reagente per avere il risultato dell’esame entro 10 minuti e foglietto esplicativo fotocopiato in batteria dall’originale. Ora i carabinieri sono al lavoro per accertare la dimensione di questo commercio sotterraneo, per capire da quanto tempo andava avanti e quante persone siano entrate nella rete del rivenditore, che si è già visto comminare una prima sanzione da 3mila euro.

 
LA PISANA
L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, conferma: «Non abbiamo mai autorizzato test fai-da-te nella regione». Anche se dai Nas poco trapela sul blitz, è soprattutto un aspetto ad allarmare: la cessione di questi prodotti fa sì che i test vengano eseguiti senza un camice bianco nei paraggi, l’unico a poter garantire la correttezza della procedura, secondo il Sistema sanitario regionale, ed evitare quindi falsi negativi.


LABORATORIO ILLEGALE
Non è l’unica zona d’ombra dello screening su cui i Nas stanno facendo luce. La settimana scorsa centinaia di tamponi sono stati sequestrati in un laboratorio sul litorale. L’intervento dei carabinieri ha permesso di smantellare una struttura che processava migliaia di campioni per conto di strutture private e che però era sprovvista di qualsiasi autorizzazione. Il mese scorso nove tra cliniche e centri d’analisi sono stati sanzionati perché offrivano i tamponi a prezzi gonfiati. Fino a tre volte tanto rispetto alla tariffa di 22 euro fissata dalla Pisana. Ora l’ultimo intervento, sul fai-da-te dei test Covid, un commercio sottobanco che ai clienti rischia di fornire false sicurezze, magari in vista delle reunion coi parenti.
 

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