Covid Roma, caos tamponi: richieste record. «Ma uno su 2 non riesce a farlo»

Covid Roma, caos tamponi: richieste record. «Ma uno su 2 non riesce a farlo»
di Lorenzo De Cicco
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Ottobre 2020, 00:26

Ogni giorno, di media, un medico di base a Roma sente squillare il telefono dieci volte per la richiesta di un tampone Covid. Venticinquemila telefonate al dì, sparse per i 2.500 studi dei camici bianchi, dentro e fuori dal Gra. Venticinquemila telefonate che quasi sempre si trasformano in altrettanti certificati per il test del coronavirus. Una mole di richieste impressionante, che continua a gonfiarsi a ritmi mai visti prima, nemmeno nei giorni più neri della pandemia, e che rischia, soprattutto, d’ingolfare il sistema dei drive-in sanitari, una rete che pure ogni settimana si allarga, con nuove strutture. Ma tenere il ritmo della crescita esponenziale delle domande di test è una missione quasi impossibile. Oggi il sistema sanitario riesce a realizzare la metà dei tamponi prescritti ogni giorno dai medici. 

LEGGI ANCHE Covid Lazio, il bollettino di oggi 6 ottobre: 275 nuovi casi (128 a Roma) e 4 morti

ESAMI QUINTUPLICATI
Qualche numero: ad inizio giugno, quando Roma, col resto del Paese, è entrata nella “fase 3”, la Regione effettuava 2.300 tamponi al giorno. Già ad agosto, quando la priorità era testare i vacanzieri di ritorno da Sardegna, Grecia, Spagna e dagli altri Paesi considerati a rischio, la Pisana aveva quadruplicato gli sforzi. A settembre, in diverse occasioni, si è superata quota 14mila tamponi in 24 ore. Negli ultimi giorni, la produzione giornaliera dei test oscilla tra 11mila (come è accaduto ieri) e 14mila. 

Ma le richieste, soprattutto nell’ultima settimana, sono molte di più. Quasi il doppio, secondo la Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale. «Con i primi raffreddori, l’aumento dei casi sospetti, ormai non solo nelle scuole ma dappertutto, perfino nelle assemblee di condominio, ognuno dei 2.500 medici di Roma riceve, di media, almeno 10 chiamate al giorno con la richiesta di eseguire il tampone», racconta Pier Luigi Bartoletti, il segretario romano della Fimmg e responsabile dell’Uscar, l’unità speciale dei controlli Covid della Regione. «A questo ritmo - riprende Bartoletti - i drive-in stanno scoppiando, nonostante l’ampliamento massiccio messo in piedi durante l’estate. Sono in difficoltà anche i laboratori che devono elaborare i risultati di migliaia di esami».

TUTTI IN FILA
Al drive-in del San Giovanni ieri le code si snodavano per centinaia di metri. «Attesa stimata: 3 ore», avvisava un cartello affisso sugli alberi, vicino al centro della Palmiro Togliatti. «Chiunque inizia ad avere mal di gola o il raffreddore, magari solo perché le temperature si sono abbassate, chiede un tampone. E lo studio di riferimento quasi sempre lo prescrive, per stare tutti tranquilli», sottolinea Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma. «Per evitare di intasare i drive-in dovranno essere rafforzate le unità speciali che vanno a domicilio. La Regione si è impegnata molto per moltiplicare i drive-in ma le richieste aumentano ogni giorno. Questi numeri non si erano mai visti».

«Non si vive più, il mio Whatsapp è intasato. Una richiesta continua di tamponi, anche il sabato e la domenica, il cellulare squilla sempre», si sfoga Michele Lepore, medico con 1.600 mutuati tra il Tufello, Monte Sacro e Vigne Nuove. Lepore rappresenta 192 medici di famiglia nel terzo distretto della Asl Roma 1 e spiega che la situazione è diventata complicata per quasi tutti i colleghi, da fine settembre. «Arrivano anche più di 15 richieste di test al giorno. A complicare le cose c’è il fatto che molte scuole mettono in automatico i bambini nelle cosiddette “aule Covid” con un raffreddore e chiedono alle famiglie il tampone per farli rientrare. Forse si sta esagerando».

I pediatri sono quelli con più richieste di tutti. «Oggi ho ricevuto 60 telefonate da altrettanti genitori», dice Teresa Rongai, la segretaria della Fimp (Federazione italiana medici pediatri) di Roma, studio a piazzale Appio. «Con una rinite, un raffreddore, si può chiedere il tampone. Molte scuole lo pretendono, anche quando non è necessario. Siamo già in tilt. E molti studi devono ancora iniziare con i vaccini dell’influenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA