Tasso medio di assenteismo del 20 per cento dall’inizio dell’anno. E pari a cinque punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma soprattutto, con le nuove regole per il Covid, sono quadruplicati i permessi di natura familiare per la 104. All’Ama cresce il gap di personale e in quest’ottica i vertici dell’azienda, lunedì scorso hanno anche lanciato una call interna per “promuovere” 50 spazzini in autisti dei mezzi compattatori. Anche perché le nuove assunzioni - tra gli altri 325 addetti - avvallate a luglio dal Comune, sono state congelate fino a quando l’azionista di Roma Capitale non approverà il nuovo piano tariffario. Quello che stabilisce l’entità del contratto di servizio, dei fondi necessari per finanziare l’attività di spazzamento e la raccolta dei rifiuti. Il tutto mentre la municipalizzata deve fare i conti con un deficit strutturale di un centinaio di autisti, che durante le ferie estive toccano anche i 250.
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Gli effetti
Il combinato disposto tra assenteismo e gap di personale si ripercuote non poco sulla raccolta dei rifiuti in città, con i cassonetti traboccanti soprattutto nei quadranti Nord e Sud. L’azienda, per rispondere alle accuse arrivate dal X Municipio a guida grillina - secondo il quale sarebbe stato in servizio nei giorni di Ferragosto in quell’area poco più del personale necessario - ha fatto notare che sono state raccolte in questo periodo cento tonnellate in più di rifiuti indifferenziati rispetto all’agosto del 2019. Anche perché in Città, dopo il Covid, nel 2020 sono stati meno i residenti ad andare in vacanza, preferendo restare a casa. Fatto sta che i disagi non mancano e sono sempre più visibili. E alla base c’è proprio il deficit di personale. Stando ai report ufficiali pubblicati da Ama, il livello di assenteismo dei propri addetti - quindi riferito soltanto ai permessi, alle malattie e agli infortuni e non alle ferie - è saldamente dall’inizio dell’anno intorno al 20 per cento. Nel 2015 la media era del 15. Ma spulciando i dati forniti dalla municipalizzata, saltano agli occhi due voci. Intanto, il tasso di malattia - dopo un picco dell’11 per cento segnato nel primo trimestre del 2020 - è simile a quello dello scorso anno (di poco inferiore all’8 per cento).