Quarantene, condomini a rischio contagi. Gli amministratori: «Nessuno ci avverte dei casi positivi»

Quarantene, condomini a rischio contagi: nessuno ci avverte dei casi positivi
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 00:33

Su cento positivi in isolamento domiciliare almeno 20 sfuggono dai “radar”. Non quelli del medico di famiglia o dell’Asl anche se monitorare tutti i positivi a casa, visti i numeri dei non ospedalizzati, sta diventando problematico per gli operatori. Sfuggono agli amministratori di condominio che invece dovrebbero avere il polso della situazione per poter procedere poi con le sanificazioni (obbligatorie) degli spazi comuni: androni, scale e ascensori.

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E invece questo non succede: «In un caso su due - spiega Rossana De Angelis, a capo dell’Anaci Roma, l’Associazione nazionale amministratori di condominio della Capitale - il positivo asintomatico o sintomatico che si trova in isolamento domiciliare non ci viene comunicato e noi non possiamo procedere nell’interesse di un intero palazzo con le operazioni che devono essere svolte».

Come appunto la sanificazione di quei luoghi dove passano altre persone. Dall’androne dove ci sono le cassette della posta, alle scale, fino agli ascensori.

«La situazione - prosegue la De Angelis - ci preoccupa perché poi se la persona in isolamento non rispetta la quarantena e magari scende in cantina o va in terrazzo perché i sintomi sono lievi, o ancora scende al cancello a prendere un pacco e la spesa senza indossare la mascherina ci può essere una propagazione del virus che nessuno controlla». 

I NUMERI
In queste settimane l’indice dei contagi è aumentato notevolmente in tutta la Regione e la stragrande maggioranza dei positivi con sintomi si trova in isolamento domiciliare. A ieri, dai dati dell’ultimo bollettino, si contavano 8.814 pazienti a casa a fronte di 9.842 casi acclarati. «Ci siamo accorti da una parte della reticenza delle persone stesse - prosegue la numero uno dell’Anaci Roma - nell’autodenunciarsi a noi amministratori, dall’altra l’impossibilità di avere le informazioni che ci servono dai soggetti sanitari». Una volta che un paziente risulta positivo dopoché il proprio medico di famiglia ha prescritto il tampone per accertare la diagnosi, viene preso in carico dall’Asl territorialmente competente che «però non alza il telefono e compone il numero degli amministratori del condominio dove il paziente risiede». Dovrebbe essere lui ad informare chi si occupa della gestione di un palazzo o di un comprensorio ma spesso anche per la paura che la propria identità venga divulgata o per il timore di passare come “untore” di fronte ai vicini questo passaggio salta. 

LE SITUAZIONI
«Ci siamo resi conto che in questo condominio c’era un positivo solo quando è venuta l’autoambulanza a prenderlo e a quel punto è stato impossibile non saperlo - racconta il portiere di un comprensorio non lontano da piazza Balsamo Crivelli (IV Municipio) - perché gli infermieri avevano tutte quelle tute che coprivano anche la testa». Ma prima? «E chi lo sa che ha fatto dentro al palazzo». Caso isolato? Neanche troppo. Girando di condominio in condominio, soprattutto in quelli grandi di periferia, dal Prenestino al Collatino, si scopre che il racconto del portiere è simile a tante altre storie: positivi in casa che si palesano solo quando le condizioni cliniche peggiorano ed è necessario il ricovero in ospedale.

«Le sanificazioni a seconda degli spazi del palazzo variano da 200 a 500 euro - aggiunge ancora la De Angelis - vengono pagate dagli amministratori» ma poi il costo viene dilazionato sulle rate degli inquilini. «A noi non interessa sapere chi è positivo e si trova in isolamento, sapere il suo nome e le sue generalità, ma dobbiamo poter lavorare per evitare che possano diffondersi contagi», prosegue la presidente romana dell’Anaci. Una soluzione potrebbe esserci senza gravare sugli uffici delle Asl: ogni azienda sanitaria, preso in carico il paziente e conoscendo il suo indirizzo di domicilio, potrebbe inoltrare la scheda «All’Agenzia delle Entrate che possiede i riferimenti di ogni amministratore - conclude la De Angelis - e che potrebbe informare via email ogni singolo responsabile per fargli disporre le sanificazioni degli ambienti». 
 

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