Covid Roma, caos ospedali: saltano gli interventi e visite in ritardo. Aumentano i tempi d'attesa per gli esami

Covid Roma, caos ospedali: saltano gli interventi e visite in ritardo. Aumentano i tempi d'attesa per gli esami
di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
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Venerdì 9 Ottobre 2020, 22:24 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 00:05

Paura di andare in ospedale o nello studio del medico di base e di contagiarsi con il coronavirus e primi interventi chirurgici programmati che tornano a saltare, come era accaduto ad aprile quando il Covid-19 aveva monopolizzato l’attività di tanti ospedali, con l’attività di screening soprattutto in campo oncologico che rischia nuovamente di bloccarsi. Unico effetto: a Roma e nel Lazio la gente è tornata - come durante il periodo del lockdown - a non curarsi o a non potersi curare con effetti disastrosi per la salute dei cittadini. Per scelta o per motivazioni indipendenti dalla loro volontà, cambia poco.

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LA DENUNCIA

Denuncia il professor Pierluigi Marini, direttore dell’unità operativa di Chirurgia dell’ospedale San Camillo: «A Roma, dopo il lockdown, la chirurgia oncologica è ripartita tra il 60 e il 65 per cento.

Quella cosiddetta elettiva al 25-30 per cento. Ci sono ritardi anche per la chirurgia d’urgenza: siamo al 92 per cento degli interventi rispetto allo scorso anno». Casi sospetti, positività al Covid-19 acclarata anche tra gli operatori sanitari iniziano a minare la corretta attività di tanti ospedali con ripercussioni principali per gli interventi chirurgici programmati, a partire da quelli ortopedici e cardiologici. «In passato è stato rimandato tutto ciò che era rimandabile dal punto di vista interventistico e si tornerà a farlo, è una strada già segnata, non bisogna essere indovini - spiega il presidente della Società italiana di Malattie infettive e primario di Tor Vergata Massimo Andreoni - la diffusione del virus tornerà a quella di partenza con l’unica differenza di non essere concentrata in poche regioni d’Italia ma gli ospedali sono tornati a riempirsi velocemente». Al San Giovanni ad esempio non ospedale Covid ma Hub per i politraumi a causa della presa in carico di pazienti di altri ospedali, il calendario delle operazioni chirurgiche programmate in ortopedia sta già subendo delle modifiche.

LE OPERAZIONI

Al Sant’Eugenio qualche giorno fa per un caso sospetto Covid è stata ritardata la tac a un paziente perché l’ambiente andava sanificato e bonificato. E poi c’è il capitolo delle diagnosi. Spiega Adolfo Pagnanelli, direttore dell’Unità operativa di medicina d’urgenza del Policlinico Casalino: «Non soltanto da noi, gli accessi sono in calo del 20 per cento rispetto allo scorso anno. Non siamo ancora ai livelli del periodo del lockdown, ma la gente inizia a tenersi lontano dai pronto soccorso». La vera emergenza riguarda gli screening e le visite ambulatoriali per i malati cronici e quelli affetti da patologie invalidanti, comprese quelle tumorale. Il lockdown ha lasciato in eredità al sistema sanitario romano circa un milione di visite da recuperare. La Regione Lazio ha anche creato un numero apposito al Cup per erogare queste prestazioni. «Ma - nota Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma - non tutti hanno risposto all’appello della Regione e quelle visite non sono state mai effettuate».

 

TEMPI DI ATTESA

Gli attuali tempi d’attesa nelle strutture romane per alcuni esami decisivi soprattutto in ambito tumorale - la colonoscopia, l’ecografia all’addome o la tac al collo e alla testa - registrano preoccupanti ritardi. Come preoccupanti è il numero di prenotazioni delle visite in tutto il Lazio: nell’ultimo mese sono state 39 mila sulla platea potenziale di sei milioni di residenti del Lazio. Alcune strutture registrerebbero poco personale su specialistiche importanti come l’ortopedia. In altri ospedali - come il Santa Lucia - i sospetti casi di Covid avrebbero spinto la dirigenza a chiudere alcuni piani. «E poi - aggiunge Pier Luigi Bartoletti, alla testa dei medici di base della Capitale - si registrano anche difficoltà nell’accesso alle prestazioni: ci risulta che il Recup ancora oggi consideri prioritarie le visite diagnostiche per le urgente brevi». Per le altre si attende. Anche per questo la Regione si appresta a chiedere ai medici di medicina generale che faranno i tamponi ai loro pazienti, anche di scendere in campo per garantire una maggiore copertura nell’assistenza domiciliare. 

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