Covid, malati da Napoli a Latina: aperta un’inchiesta. Ma l’esodo non si ferma

Covid, malati da Napoli a Latina: aperta un inchiesta. Ma l esodo non si ferma
di Vittorio Buongiorno e Lorenzo De Cicco
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Venerdì 20 Novembre 2020, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 00:21

Negli ospedali del basso Lazio i malati della Campania continuano ad arrivare. Anche ora che la Procura di Latina ha aperto un’inchiesta e i poliziotti della Questura hanno acquisito i nomi di chi ha sconfinato dalla zona rossa negli ultimi tre giorni. C’è un fenomeno nuovo che un sanitario del pronto soccorso di Formia, l’ospedale più bersagliato dalla fuga dei pazienti da Napoli e dal Casertano, chiama “effetto Cardarelli”: «Tanti ormai vengono qui per patologie che col Covid non hanno nulla a che fare. Un braccio rotto, una frattura, un mal di pancia. Alcuni ci raccontano: abbiamo provato all’ospedale vicino casa, ma ci hanno detto che non c’era posto. Altri invece lo ammettono: veniamo qui perché lì, nei reparti campani, abbiamo paura d’infettarci». 

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L’Asl di Latina da inizio novembre ha contato 200 accessi di pazienti campani.

Quasi tutti si sono riversati al “Dono Svizzero” di Formia, un piccolo ospedale, abituato a gestire nei reparti d’emergenza una cinquantina di casi al giorno. Ma è il più vicino al confine tra Lazio e Campania, dista appena 15 chilometri. «Tanti quando arrivano ci dicono: abbiamo paura. E noi proviamo a tranquillizzarli», racconta il primario del pronto soccorso, Paolo Nucera. «Curiamo tutti - rimarca con l’orgoglio del medico - non conta la residenza. Certo, ha fatto impressione vedere un paziente arrivare in macchina con la bombola d’ossigeno. Ma tanti vengono qui per ragioni molto meno gravi. Contusioni ortopediche, qualche incidente stradale». Nove volte su dieci, racconta, chi ha cercato rifugio in un ospedale del Lazio non aveva bisogno di un ricovero. «E lo abbiamo rimandato a casa».

Giorgio Casati, il direttore generale dell’Asl di Latina, conferma che il trend è costante: «Abbiamo avuto altri casi, anche nelle ultime 24 ore». Il fatto che la Campania sia passata da zona gialla a zona rossa non ha scoraggiato gli spostamenti. Questo flusso allarma la Regione Lazio, che teme un sovraccarico inatteso per i propri ospedali. Non a caso la Pisana ha chiesto alle Asl di segnalare in Questura gli accessi da fuori regione. E così il caso è finito in Procura, dove sanno che l’argomento è complesso e scivoloso. «Il sistema sanitario è nazionale per definizione - spiega il procuratore di Latina Giuseppe De Falco - e dunque non si commette un reato se si va in un ospedale fuori dalla propria regione di residenza, ma il fenomeno che si è manifestato in queste settimane ha destato preoccupazione e quindi d’intesa con la Questura abbiamo deciso di approfondire». Ieri l’inchiesta, iscritta al momento come “atti relativi”, ha mosso i primi passi. Il punto è fondamentalmente uno: qualsiasi spostamento sanitario da una zona rossa, come la Campania, può essere considerato necessario? Anche appunto quando ci si trova difronte a casi di lieve o lievissima entità, come un mal di pancia?

«Stiamo monitorando la situazione», racconta il questore di Latina, Michele Spina. Ieri gli agenti del commissariato di Formia hanno acquisito i nomi dei pazienti non residenti che si sono presentati al “Dono Svizzero”. Da oggi, su mandato della Procura, procederanno alla verifica dei motivi che li hanno spinti a uscire dalla Regione. Non tutti rischiano una denuncia: solo chi si è messo in viaggio sapendo già di essere positivo e violando un provvedimento di isolamento domiciliare emesso da una Asl campana. Gli altri rischiano la contestazione di un illecito amministrativo per aver violato la “zona rossa” senza giustificato motivo, ma appunto il tema è giuridicamente complesso, perché non è chiaro se tutti gli spostamenti sanitari, indipendentemente dalla loro effettiva gravità e urgenza, siano consentiti o no.

Nel frattempo le verifiche potrebbero essere estese anche agli arrivi negli altri ospedali della provincia pontina, come il Santa Maria Goretti di Latina. Altri ricoveri Covid dalla Campania sono stati registrati intanto all’ospedale di Cassino, nel Frusinate, dove la dg dell’Asl provinciale, Pierpaola D’Alessandro, ha appena avviato un monitoraggio. Mentre la Regione si dice preoccupata, il sindaco di Formia, Paola Villa, ieri sosteneva l’opposto: «Non devono esistere confini locali o regionali rispetto alla persona, i problemi sono altri». Gli esperti dell’Unità di Crisi Covid del Lazio la pensano diversamente. 
 

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