Bar e ristoranti chiusi alle 18 a Roma e nel Lazio sino a marzo. D'Amato: «Rigore per altri 3 mesi»

Covid Lazio, locali chiusi sino a marzo. D'Amato: «Rigore per altri 3 mesi, Rt deve scendere»
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Dicembre 2020, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 18:14

«Questa è una corsa lunga», avverte Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio, l’uomo che nella giunta di Nicola Zingaretti disegna la strategia anti- Covid
Quanto lunga, assessore?
«Bisognerà correre ancora 3 mesi, almeno. Perché il virus circola, l’Rt non è sotto controllo e per la campagna di vaccinazione ci vorrà tempo».


La seconda ondata non è ancora finita e già si parla della terza. Le restrizioni di oggi, come lo stop a bar e ristoranti alle 18 e il coprifuoco dalle 22, fino a quando dovrebbero durare nel Lazio? L’orizzonte qual è?
«La primavera.

Naturalmente ci saranno interventi per le attività che rimarranno chiuse, come per le palestre, per il mondo della cultura, per il commercio ambulante dei mercati. Una cosa deve essere chiara: le misure adottate sono e saranno sempre proporzionali alla situazione dell’epidemia. Nel Lazio siamo stati prudenti e Roma oggi è tra le capitali europee che, pur con molte difficoltà, hanno sofferto meno, grazie al rigore dei comportamenti e anche alle misure che abbiamo adottato. Ora bisogna proseguire».


Quando a fine novembre si ipotizzava un allentamento pre-natalizio, per esempio concedendo ai ristoranti di aprire di sera, il Lazio ha subito detto: qui le cose non cambiano, massima cautela. Alla fine anche a livello nazionale quell’allentamento non c’è stato.
«Era inevitabile. Tutto ciò che facilita gli spostamenti e gli incontri, la convivialità diciamo, è benzina nel motore del virus. Abbiamo visto quello che è accaduto in estate e quanto ci abbiamo impiegato per far scendere la curva. Ed è vero che oggi diminuiscono i ricoveri e i posti occupati in terapia intensiva, ma abbiamo ancora 1.500 casi al giorno. Non sono pochi se pensiamo che quando è partita la seconda ondata, intorno a metà settembre, dovevamo confrontarci con qualche centinaio di positivi al massimo».
E il 7 gennaio riaprono le scuole superiori...
«Ecco perché dico: bisogna ancora far scendere l’Rt, se vogliamo stare tranquilli nei prossimi mesi. Speriamo di arrivare per gennaio a 0,5, ma abbiamo davanti settimane in cui la gente si muoverà. Per questo serve ancora il massimo rigore».
Il ministro Azzolina ha lasciato un certo margine di scelta alle Regioni. Le scuole come riapriranno nel Lazio? 
«La prima cosa da dire è una: in classe bisogna portare la mascherina sempre, anche al banco, basta demagogie. Lo abbiamo detto all’Ufficio scolastico regionale, che dipende dal Ministero. Poi saranno potenziati i bus, ce ne stiamo occupando con l’Astral, l’agenzia regionale, insieme alla Prefettura. Per i tamponi, a gennaio contiamo di avere 150mila test con prelievo salivare».

 


Per il vaccino Covid come vi state attrezzando?
«Contiamo di avere 8 milioni di dosi per il Lazio, per 4 milioni di cittadini, considerando che servirà il richiamo. Teniamo d’occhio due date: il 29 dicembre, quando aspettiamo che l’Ema dia l’ok al vaccino Pfizer. Da quel momento in poi possono partire concretamente tutte le iniziative che già stiamo programmando. E il 12 gennaio dovrebbe esserci un passaggio cruciale per il vaccino di Moderna».
Nel Lazio sarà obbligatorio vaccinarsi?
«Ci atterremo a quello che dirà il governo. L’obiettivo è arrivare all’immunità di gregge, la copertura vaccinale deve essere superiore al 70%. Sarà una campagna complicata, dato il numero di persone coinvolte, durerà fino al termine del 2021. Partiremo con i vaccini al personale sanitario negli hub ospedalieri, poi quando arriveremo in tarda primavera al picco della campagna, ci sarà bisogno di tutte le forze possibili, dai 4mila medici di medicina generale alle 1.500 farmacie».
La terza ondata è inevitabile?
«Se ci comportiamo come abbiamo fatto in estate, non sarà una probabilità ma una certezza. Se invece saremo attenti, possiamo tentare di ridurne l’impatto. In ogni caso ci stiamo attrezzando per fronteggiare gli scenari peggiori, amplieremo del 10% la rete ospedaliera, comprese le terapie intensive. Significa 500 posti in più. Speriamo non servano».
I malati della Campania continuano a riversarsi negli ospedali del basso Lazio, come ha denunciato l’Asl di Latina?
«Sembra che le cose siano leggermente migliorate, anche grazie all’azione delle forze dell’ordine».
Recovery Fund: bastano i 9 miliardi per la salute previsti nella prima bozza circolata in queste ore?
«Mi sembrano pochini, a meno che non si sommino al Mes. Spero non si faccia sempre lo stesso errore: in Italia viaggiamo a 2-3 punti in meno d’investimento sul Pil nazionale rispetto a Francia e Germania. Ma la sanità, come ci stiamo accorgendo ora, in piena pandemia, è fondamentale. È il motore del benessere del Paese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA