Lazio, gli ospedali ora respirano: attivati 200 nuovi posti. Trascurati gli “altri” malati

Su i contagi, calano ricoveri e intensive. Lazio, oltre 10mila vittime per il virus. I ritardi sulle patologie ordinarie, i medici: «I pazienti arrivano in condizioni critiche»

Lazio, gli ospedali ora respirano: attivati 200 nuovi posti. Trascurati gli “altri” malati
di Flaminia Savelli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 10:20

L’attivazione di altri 200 posti letto. A cui si sommano i 600 delle cliniche private aperti l’ultima settimana di gennaio: così torna a respirare la rete ospedaliera regionale. In attesa del calo dei contagi dopo il picco registrato lo scorso mese. I numeri dei ricoverati è ancora alto: ieri, secondo l’ultimo bollettino regionale i pazienti in reparto erano 2.074, 25 in meno rispetto al giorno precedente. Mentre le terapie intensive registrano 184 malati gravi, con un calo di 15 pazienti. Quindi i decessi: ieri sono stati 40 con il totale che, da inizio pandemia, ha superato i 10 mila malati morti per Covid: 10.029. Prosegue intanto il programma vaccinale: da oggi i centri saranno ad accesso libero e fino ad esaurimento delle disponibilità giornaliere nella fascia pomeridiana (a partire dalle ore 14).

LA RETE OSPEDALIERA 

Per i dirigenti dei pronto soccorso è presto per parlare di “discesa”.

Ma certo i numeri iniziano a rallentare: «Dalla scorsa settimana abbiamo notato la flessione, dopo settimane infernali in cui l’intero sistema dei ricoveri andava a rilento proprio per l’altissima richiesta di ospedalizzazioni» conferma Giulio Maria Ricciuto, presidente Simeu (Società di medicina di emergenza e accettazione). Con i camici bianchi che guardano già al prossimo futuro e un nuovo allarme che è già scattato. Quello dei pazienti non Covid che stanno arrivando in condizioni critiche. «Sapevamo che sarebbe accaduto. Questa situazione si era registrata nelle fasi più acute della pandemia e ogni volta che le strutture sanitarie si riempiono di malati infetti. Il problema è strutturale e di non facile soluzione. I malati stanno trascurando le patologie croniche rimandando visite e appuntamenti» spiega il professor Ricciuto. Con il rischio che la situazione peggiori nelle prossime settimane: «Intanto dobbiamo aspettare che reparti e padiglioni si alleggeriscano perché anche se c’è stato un lieve miglioramento, registriamo ancora numeri importanti e sarà così ancora per il prossimo mese. Per capirlo è sufficiente notare il numero dei contagi giornalieri». Ancora ieri, come comunicato dalla Regione Lazio nel bollettino, sono stati 10.342 i nuovi casi positivi, 5.029 in più rispetto a lunedì. Nella Capitale invece sono stati 4.434 i contagiati registrati nelle ultime 24 ore. 

 

IL PIANO 

«L’intero piano sanitario regionale va rinforzato - aggiunge il presidente Simeu - abbiamo già aperto i tavoli di lavoro per reclutare nuovi medici e per ampliare gli spazi degli ospedali». 
La priorità è ridurre il tempo di attesa dei pazienti, è questo uno degli elementi che sta creando maggiori problemi nella gestione dei ricoveri e dei posti letto in questa quarta ondata della pandemia spinta dalla variante Omicron. L’obiettivo quindi resta allargare l’operatività dei pronto soccorso. Ecco perché i dirigenti sanitari stanno mettendo mano alle piantine degli ospedali. A caccia di reparti e padiglioni dismessi da riattivare, in supporto dei pronto soccorso. Infine, c’è il problema del personale sanitario. A partire dalla prima linea pronto soccorso, 360 camici bianchi da schierare. Una voragine registrata dallo scorso novembre: tra i dottori andati in pensione, gli specializzandi che ora sono impegnati per eseguire i tamponi o somministrare vaccini. A cui si sommano i sanitari che si sono contagiati. Ecco perché la lista delle disponibilità è sempre più corta tanto che in alcuni ospedali, come al San Camillo, è stato necessario chiudere due reparti perché senza medici. Non una novità: nella prima fase della pandemia (ottobre 2020) erano stati richiamati in corsia anche i camici bianchi in pensione. Così la Pisana lo scorso gennaio (il 19) ha approvato una delibera che consente, attraverso il decreto “Cura Italia”, di aprire ai reclutamenti temporanei del personale medico anche tra i cittadini di Paesi extra UE, che siano titolari di permesso di soggiorno e che siano iscritti a ordini professionali che già esercitano la professione medica e conoscono la lingua italiana. Resta infine ancora il nodo degli infermieri. Caselle vuote, in attesa che dalla Regione arrivi lo sblocco sul concorso e sulla lista d’attesa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA