Covid Lazio, contagiati negli ospedali. D'Amato richiama i medici: «Operate anche i positivi»

Covid Lazio, contagiati negli ospedali. D'Amato richiama i medici: «Operate anche i positivi»
di Francesco Pacifico
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 00:39

Non rinviare le operazioni chirurgiche dei pazienti che si sono contagiati dopo essere stati ricoverati. Anche perché, essendo nella grandissima parte dei casi protetti con doppia o terza dose e asintomatici, corrono rischi bassissimi sia per la loro salute sia di infettare sanitari e compagni di corsia. Ma soprattutto questi degenti devono restare nei reparti di medicina ordinaria, non vanno trasferiti in quelli per il coronavirus. La Regione prova a mettere ordine dopo il caos scoppiato nelle strutture del Lazio per l’aumento di pazienti no Covid che, andati in ospedale per una frattura o per un infarto, hanno scoperto solo dopo l’inizio della degenza di essersi infettati. Parliamo di gente negativa al tampone fatto al momento dell’accesso nelle strutture: sono ormai il 10 per cento della popolazione ospedaliera no Covid. Una situazione che sta creando molti disagi. Perché, come hanno spiegato alcuni primari, chi è stato ricoverato per un intervento di elezione (non urgente, ndr) come all’ernia, una volta infettato si vede spostata l’operazione. E, come se non bastasse, i chirurghi hanno segnalato che finora non è arrivata alcuna indicazione ufficiale per capire se possano essere comunque operati. Ora l’indicazione è arrivata e va in direzione opposta alla strada seguita finora nelle strutture.


LA CALL
In una call con i primari dei principali reparti e i vertici delle aziende sanitarie e quelle ospedaliere, la direzione della Sanità del Lazio è stata chiara sul da farsi.

Spiega infatti l’assessore regionale Alessio D’Amato: «Non bisogna rinviare gli interventi chirurgici e le altre prestazioni previste per i malati che si sono positivizzati dopo il ricovero. Ci sono protocolli di sicurezza studiati dalle autorità sanitarie tali in sala operatoria che limitano i rischi sia per i pazienti sia per i medici e gli infermieri». Poi per essere più chiari, aggiunge: «Non facciamo allarmismo, anche perché non è detto che queste persone si siano contagiate in ospedale dal personale. Può darsi che prima di fare il tampone stessero già incubando. Detto questo, bisogna eseguire le operazioni previste e continuare con le vaccinazioni, utili anche in questi casi». Al momento, invece, molti interventi sono saltati.

Ma il numero di positivi contagiati in ospedale pone un altro grande problema di natura organizzativa: cioè dove tenerli in isolamento. Lasciarli nei reparti di medicina generale oppure trasferirli in quelli Covid? Anche su questo punto la Regione è stata chiara: non vanno spostati. Proprio perché quasi sempre asintomatici e con copertura di almeno due dosi vaccinali, hanno spiegato da via Cristoforo Colombo, possono restare in queste corsie rispettando i protocolli esistenti e alcune condizioni. Cioè vanno allontanati dagli altri pazienti, magari lasciandoli da soli in stanza, secondo la logica della cosiddetta zona grigia o mista come nei pronto soccorso. 
Tanti primari hanno chiesto al Lazio di creare come in passato dei Covid hospital, che rispetto al passato accogliessero non soltanto chi soffre di patologie legate al coronavirus come quelle polmonari o cardiache, ma anche i pazienti per altre malattie che si sono positivizzati in ospedale e sono asintomatici.

Ipotesi respinta da D’Amato, pronto invece ad aumentare i posti per l’assistenza nei Covid hotel (sono ancora disponibili 170 stanze). La strategia della Regione va ben oltre l’emergenza attuale: secondo le autorità sanitarie bisognerà, anche sul fronte dell’assistenza ospedaliera, imparare a “convivere” con il Covid, anche perché i contagiati sono destinati ad aumentare almeno per un altro mese. Di conseguenza si dovrà trattare gli asintomatici in modalità che riducano l’aggravio di lavoro per un personale sempre più esausto. Senza contare che in questo modo si potranno aprire meno letti Covid ed evitare un blocco delle attività di elezione. Anche perché ieri il numero dei ricoverati nelle postazioni ordinarie ha toccato quota 1.888 (+39 rispetto al giorno precedente) e 204 quelli in terapia intensive (-3). Numeri che avvicinano il Lazio alla zona arancione.

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