Roma, dai gol di Totti ai giovani salvati dal virus, la storia di Sebastiano, medico-eroe del Covid Center

Roma, dai gol di Totti ai giovani salvati dal virus, la storia di Sebastiano, medico-eroe del Covid Center
di Mirko Polisano
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Giovedì 29 Ottobre 2020, 00:49

Dal batticuore a bordo campo per i gol leggenda di Francesco Totti a salvare le giovani vite nel Covid Center di Casal Palocco. È una storia di amore e passione quella del dottor Sebastiano Petracca. Quarantotto anni, direttore del reparto di terapia intensiva del centro Covid 3 della Capitale e un passato da rianimatore sugli spalti dell’Olimpico per la Roma. Una vita la sua cambiata all’improvviso, come quella di tutti noi. Dalle prodezze di De Rossi e del “Pupone” appena scattata l’emergenza è stato impegnato nella lotta alla pandemia: «Sono qui dal 18 marzo, dal primo giorno di apertura di questo centro - racconta il professor Petracca - qui continua la battaglia della sopravvivenza con posti letto sempre più pieni e una situazione che preoccupa non poco». 

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LA TESTIMONIANZA


Una struttura all’avanguardia quella dell’Icc, l’Istituto Clinico di Casal Palocco che, dalla fine dell’estate continua a vedere ricoverati sempre più giovani. «Abbiamo avuto una ragazza intubata a soli 23 anni e una donna di 37 molto grave, tanto che per lei si è reso necessario il trasferimento al policlinico Umberto I, l’unica struttura oltre alla nostra in grado di applicare una particolare terapia di ossigenazione.

Questo per dire che il virus può avere gravi conseguenze anche per i giovanissimi». 


LA GIORNATA


«Ossigeno, aria, vuoto...l’apparecchio va qui», il professor Petracca dà indicazioni sui nuovi macchinari arrivati al Covid Center mentre racconta l’inferno quotidiano. «Tutti i giorni è una guerra contro il tempo - aggiunge - si lavora dalle 11 alle 16 ore al giorno con poche interruzioni. Difficili se non impossibili da programmare pause e piccoli momenti di riposo. Se un paziente è in emergenza respiratoria, si lascia tutto e si va». L’ultima stretta arrivata con il Dpcm di Conte domenica a pranzo non convince: «Il virus - dice il professor Petracca - non è cambiato, siamo noi italiani che a un certo punto abbiamo deciso di cambiare e, purtroppo, bisognava bloccare prima il contagio. Così come sono state predisposte le linee guida, non è sufficiente: il virus non esce la sera ma viaggia sui mezzi pubblici». Anche le nostre sensazioni sono cambiate: dai numeri di marzo e aprile e da quel primo lockdown sembra passata un’eternità. «Ora - dice il medico - sono io che ho paura a contagiare. Ad infettare chi vive con me, le persone a cui voglio bene e, soprattutto, i miei genitori. Dal dicembre dell’anno scorso a oggi, sono riuscito a vedere i miei genitori soltanto per un’ora». 

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LA SITUAZIONE


«Una cosa che va detta – spiegano dalla struttura sanitaria – è che in questo momento all’ICC abbiamo i due reparti di Medicina che sono pieni e che continuano ad arrivare richieste di ricovero. A questo punto si riduce la possibilità di ricoverare altre persone perché il turnover è piuttosto lento: il ricovero di una persona colpita da coronavirus è di circa trenta giorni quando va bene ovvero quando non ci sono delle complicazioni». 


TEMPO LIBERO


Il tempo libero i sanitari qui non sanno più cos’è. «Neanche un minuto per vedere in tv la Roma che gioca - ammette il professor Petracca - ma d’altronde qui ci sono altre emergenze più importanti a cui dover far fronte». Per il resto, ci sono i ricordi del passato: le foto indimenticabili con Bruno Conti e Francesco Totti. Abbracci e sorrisi: prima che nel mondo, tutto diventasse così difficile.

 

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