Corso Francia, scatta la guerra delle perizie: velocità, semafori e guard rail

Corso Francia, scatta la guerra delle perizie: velocità, semafori e guard rail
di Michela Allegri
4 Minuti di Lettura
Domenica 29 Dicembre 2019, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 16:09

ROMA Un punto è fondamentale per sostenere l'accusa di duplice omicidio stradale a carico di Pietro Genovese: stabilire, con una perizia cinematica, che il ventenne, sabato scorso, stesse percorrendo Corso Francia viaggiando troppo velocemente, superando il limite consentito. Ed è proprio su questo punto che, da domani, scatterà la guerra delle perizie, per sostenere o smontare la tesi della Procura, che ha chiesto e ottenuto l'arresto ai domiciliari per il ragazzo che, a bordo del suo suv, ha travolto e ucciso Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli.

LEGGI ANCHE Corso Francia, un genitore: «Mia figlia mi ha detto del giochino del semaforo rosso: si corre tra le auto che sfrecciano»

Per conto degli inquirenti, l'accertamento tecnico verrà svolto dalla Polizia locale, che ha già effettuato i rilievi sull'asfalto e sta studiando le ammaccature sull'auto di Genovese per risalire alla velocità del veicolo. Ma anche la difesa del ragazzo nei prossimi giorni nominerà un consulente di parte, prima dell'interrogatorio di garanzia previsto per il 2 gennaio. E faranno la stessa cosa pure le famiglie delle sedicenni. Mentre il padre di Genovese, il regista Paolo, ha intenzione di scrivere una lettera di condoglianze ai genitori delle ragazzine.

IL CONSULENTE
L'avvocato Cesare Piraino, che assistei familiari di Camilla, ha già annunciato che verrà effettuata un'indagine difensiva per ottenere «una ricostruzione scientifica dell'incidente, agli esclusivi fini dell'accertamento pieno della verità». Il legale ha anche aggiunto di avere contattato «uno dei periti italiani più prestigiosi nella ricostruzione scientifica degli eventi complessi e drammatici». Mentre i legali dei familiari di Gaia hanno fatto sapere di avere effettuato un sopralluogo sul luogo dell'incidente che risultati smentirebbe la dinamica ipotizzata dagli inquirenti, cioè che le sedicenni avrebbero attraversato la strada con imprudenza e scavalcando il guard rail.

I TESTIMONI
L'avvocato Giulia Bongiorno, che assiste il padre della ragazzina, sarebbe anche in contatto con due testimoni che sostengono di avere visto le amiche attraversare passando sulle strisce pedonali, contrariamente a quanto riportato dal gip nell'ordinanza di arresto a carico di Genovese. Intanto si attende l'interrogatorio di garanzia. L'avvocato Gianluca Tognozzi ha spiegato che Genovese è ancora sotto choc e che, quindi, deciderà nei prossimi giorni se rispondere o meno alle domande del giudice.

LEGGI ANCHE Corso Francia, i genitori di Camilla: gioco del semaforo rosso? Lei o i suoi amici non lo hanno mai fatto

Subito dopo l'incidente, il ventenne, disperato, aveva detto agli agenti di non avere visto le ragazzine, sbucate all'improvviso in mezzo alla strada, di notte, mentre pioveva. Il giovane era passato con il semaforo verde, una macchina accanto a lui aveva frenato facendo passare le due ragazze mentre lui non era riuscito a fermarsi in tempo. Si è fermato qualche metro più avanti, sollecitato da un amico che aveva a bordo.

«Fermiamoci, ci dobbiamo fermare», gli avrebbe urlato. L'altro amico che era a bordo del suv ha detto che erano appena partiti dal semaforo e che quindi l'auto non viaggiava a una velocità folle: non ci sarebbe stato il tempo sufficiente per superare il limite. Molti testimoni, invece, hanno raccontato che le sedicenni sarebbero passate con il rosso, lontano dalle strisce pedonali, e che l'auto di Genovese viaggiava «a velocità sostenuta». Un dettaglio che, appunto, potrà essere chiarito solo dalle consulenze tecniche.

Ma dovranno essere effettuate indagini più approfondite anche su un altro punto. Il ventenne aveva bevuto - il suo tasso alcolemico era di 1,4 - ma le analisi hanno rilevato nel suo corpo anche la presenza di cocaina e oppiacei, circostanza che ha spinto la procura a contestare un'aggravante specifica. Aggravante che, invece, non è stata riconosciuta dal gip: nell'ordinanza si legge che non è stato possibile stabilire quando fossero state assunte le sostanze e, quindi, non è assolutamente certo che il ventenne le avesse consumate prima di mettersi al volante.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA