Roma, incidente a Corso Francia, negozi chiusi per Gaia e Camilla

Roma, incidente a Corso Francia, negozi chiusi per Gaia e Camilla
di Raffaella Troili
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Sabato 28 Dicembre 2019, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 15:02
La festa è finita, anzi non è proprio cominciata al Fleming. Un quartiere in lutto dove è calato il silenzio, dove il Natale non è stato lo stesso. Mentre i genitori di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli salgono in macchina, i due papà ripetendo «Come faccio senza di lei», intorno gli amici piangono, fissano il vetro dei carri funebri, si danno appuntamento a Ponte Milvio, dove è successo tutto. Racconta Marco, il giornalaio del Fleming che «è calato il silenzio, siamo svuotati. Mi sono ritrovato circondato dai giornali con i volti delle due ragazze, Gaia la conoscevo da quando era piccola, da quando portava a spasso il suo cagnolino. Mi faceva troppo male: ho cominciato a coprire le foto, era troppo dura...».

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È dura. Una nonna aspetta che escano i nipoti dalla chiesa. «Erano in classe insieme. Non è finita qui, pensate a quando torneranno in classe e troveranno non uno ma due banchi vuoti. Non mi sento di colpevolizzare nessuno però, questi ragazzi sono avventati un po’ tutti. Per me le responsabilità sono 50 e 50. Come gli è venuto di attraversare cosi, vestite di nero come fanno tutte, sotto il diluvio. Adesso ogni famiglia cerca di alleggerire il dispiacere che hanno i ragazzi». Mamme, nonne tutti più attenti, dove vai, dove sei, come stai. Troppo forte lo choc, sempre una nonna racconta che conosceva Gaia e le storie di tutte loro «perché mia nipote mi racconta tutto». Si fanno forza davanti a loro ma la verità è un’altra: «Stiamo male».
 
 

 
Ci sarà bisogno di un supporto psicologico, troppi ragazzi in lacrime il broncio dell’ingiustizia stampato in faccia, la testa che fa su e giù piano piano, a qualcuno sfugge «me posso solo ammazzà». Scossi come tutti. Cinzia Rinaldi che è amica della mamma di Camilla ricorda «la ragazza straordinaria, studiosa, un po’ timida che pian piano stava uscendo dal guscio. Viaggiava molto con la mamma. L’ho letto sui social dell’incidente, volevo chiamare proprio a Cristina la mamma di Camilla per chiederle se sapeva qualcosa poi ho pensato di non disturbarla che era al lavoro. Questa è una tragedia vera, uno pensa sempre che certe cose accadano agli altri, invece gli altri siamo noi...». Un bollettino di morti, quelli del sabato sera, che non colpisce fino in fondo finché non ci tocca da vicino. Un sospiro e riprende: «Adesso saranno dei giorni terribili per le famiglie si ritroveranno sole in casa».
 
Durante la cerimonia funebre si abbassano le saracinesche dei negozi su via Flaminia vecchia, tutto sembra fermo, immobile un silenzio triste avvolge il quartiere. Ci saranno più applausi, scandiranno la mattinata poi, rimasti soli i ragazzi si abbracceranno, piccoli capannelli di giovani storditi, che hanno perso due amiche di sempre «perché qui ci si conosce tutti e lo sappiamo che i ragazzi vanno verso Ponte Milvio la sera», sussurra un signore. Dietro le vetrine chiuse c’è chi si fa il nome del padre, chi si stringe, chi segue in silenzio il mare di gente che è accorso per salutare le due ragazze. 
 
«Andiamo ragazzi, appena si sfoltisce il traffico». Poi tra i ragazzi come un passa parola scatta la voglia di tornare sul luogo dell’incidente, dove sorge ormai un altarino sempre più grande fatto di fiori, biglietti, palloncini, pelouche. Sopra campeggia uno striscione, c’è scritto: Ciao angeli”. Un altro “Gaia e Camilla sempre con noi” sul cavalcavia di Corso Francia.

E loro sono lì in silenzio, come se potessero riavvolgere il nastro, vedere un’ultima volta Gaia e Camilla. Fino a sera continuerà una sorta di pellegrinaggio, in quel punto dove hanno trovato la morte le due 16enni. Adulti e giovani in raccoglimento o solo radunati in silenzio. 
«Di loro ricordo soprattutto il sorriso. Erano due ragazze gioiose», dirà Martina, una compagna del liceo De Sanctis. «Conoscevo meglio Gaia, non le frequentavo, ma a scuola ci conosciamo un po’ tutti. Ricordo il loro sorriso in corridoio. Ma poteva accadere a chiunque. Probabilmente la velocità ha inciso. Quella è una strada pericolosa, davvero pericolosa».  
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