Coronavirus, a Ostia il flash mob è con le preghiere. E spunta la messa "a domicilio"

Il condominio di Ostia dove i residenti hanno organizzato un flash mob con le preghiere al posto delle canzoni
di Mirko Polisano
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Martedì 24 Marzo 2020, 10:17
Appuntamento in balcone? Si, ma non per cantare. Al posto di inno e canzoni pop, i residenti di un condominio nel centro di Ostia preferisce riunirsi in preghiera. E così, in coro, vengono recitati il Padre Nostro e l’Ave Maria. Il copione, identico ed emozionante, va in scena da giorni sempre uguale: poco prima dell’orario di cena il punto di ritrovo è in finestra, sul terrazzo o in mansarda. Decine di candele accese e in sottofondo le preghiere per chi sta soffrendo, per chi non ce l’ha fatta e per i cari di chi non c’è più.

«Questo è il nostro flash mob - dice Roberto Piscolla, uno dei condomini - speriamo di poter dar forza e di essere d’esempio a tutti. Preghiamo tutti insieme dalle finestre e dai balconi: più si è, più le nostre preghiere arrivano forti. Speriamo di uscire presto da questo periodo». La Ostia dei balconi, dunque, non canta solo, ma prega. Se una parte della città, come accaduto nei giorni scorsi dal Nord al Sud della Penisola, si è data appuntamento per una settimana alle 18 in punto su balconi e finestre per cantare la propria speranza e sentirsi comunità in questi giorni di quarantena forzata, sulle note dell’inno di Mameli, di “Azzurro”’ o sulle hit di Albano e Romina c’è un’altra parte che preferisce il silenzio, la preghiera e la riflessione. Forse le immagini della colonna di mezzi militari che da Bergamo ha portato fuori regione le salme dei defunti, morti per il coronavirus, ha cambiato gli umori di parte del quartiere che così si è ritrovato sui balconi anche per pregare, tra un rosario e l’Ave Maria. Strade deserte, balconi pieni e un lungo applauso finale. Lo scenario al civico 135 di Corso Duca di Genova è suggestivo e commovente, illuminato dalle candele sui davanzali.

I COMMENTI
«Abbiamo tanta fiducia ma anche tanti affanni - aggiungono i residenti - per questo abbiamo deciso di pregare invece che cantare canzoncine. Non è un giudizio il nostro ma ognuno è giusto che reagisca a questa situazione come meglio crede e per noi questa è la strada che abbiamo deciso di seguire. «Volevamo seguire il suggerimento di papa Francesco - spiega uno dei residenti - i nostri parroci hanno approvato l’esperienza e il loro placet ci incoraggia. Una domenica vorremmo potesse essere celebrata la messa. Una sorta di “messa a domicilio”». E chissà che qualche sacerdote non possa accontentarli. 
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