Coronavirus, il direttore del Columbus: «Il vostro aiuto per Gemelli e Spallanzani»

Coronavirus, il direttore del Columbus: «Il vostro aiuto per Gemelli e Spallanzani»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 3 Aprile 2020, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 08:26

«Questa epidemia ci ha insegnato una cosa: il fattore chiave è la tempestività. Non farsi cogliere impreparati. I malati devono avere tutto quello di cui hanno bisogno. E lo devono avere subito. Altrimenti i numeri non danno scampo: la situazione può peggiorare rapidamente, come abbiamo visto in altre Regioni, soprattutto al Nord». Gennaro Capalbo è il direttore sanitario del Columbus Gemelli, il secondo pilastro della Capitale nella battaglia contro il Covid insieme all'istituto Spallanzani. Proprio per armare al meglio i due ospedali nella guerra al virus è nata la sottoscrizione del Messaggero, che ha raccolto in pochi giorni migliaia di donazioni. I primi risultati concreti sono già arrivati: 200 mila euro già versati sui conti correnti di Gemelli e Spallanzani, per comprare subito 12 ventilatori polmonari. E la gara di solidarietà dei lettori non si ferma, per acquistare altri respiratori ancora e per rafforzare i posti letto nelle terapie intensive. È l'unico modo per essere certi di non trovarsi mai difronte a scelte drammatiche e impensabili. Come dover decidere chi salvare.

«La sfida del Gemelli e dello Spallanzani per salvare più vite»
 


«Al Gemelli abbiamo appena superato i 120 pazienti riprende il direttore sanitario del presidio Columbus Abbiamo quasi 100 ricoverati nella degenza ordinaria più altri 25 in rianimazione. Lunedì riusciremo finalmente ad attivare altri 38 posti letto in terapia intensiva. È uno sforzo imponente: nel giro di 15 giorni abbiamo attrezzato una struttura pensata per le degenze per acuti, con reparti di chirurgia, di medicina e di ortopedia, con soli 4 posti letto di rianimazione, in un presidio per l'emergenza coronavirus».

L'IMPEGNO
Uno sforzo che non può fermarsi ora. «Acquistare apparecchiature di nuova generazione è decisivo per i malati che peggiorano in maniera drastica e rapidissima: essere pronti significa salvare vite. Per questo ringrazio i lettori del Messaggero per quanto stanno facendo: i romani hanno dimostrato ancora una volta di essere generosi nelle difficoltà». Capalbo conclude con un appello che disegna un ponte tra chi è in corsia e chi è a casa: «Noi ci mettiamo la tecnica, con la medicina, l'infermieristica o l'ingegneria chimica. Però se riusciamo a lavorare in questo modo è anche perché c'è gente che apre il cuore e ci permette di avere i mezzi migliori tutti i giorni. Continuate così».

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