Coronavirus, RSA: le linee guida dell'Iss: «Anche in caso di sospetto vietare ingressi dei famigliari»

Si può entrare dopo una valutazione attenta in caso di fine vita
di Stefania Piras
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Domenica 19 Aprile 2020, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 16:46

Coronavirus, allarme RSA. Sono arrivate le linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità per prevenire e gestire i casi di Covid-19 all'interno delle strutture di riabilitazione o hospice. Il documento di 25 pagine è stato rilasciato per responsabilizzare al massimo chi lavora nelle Rsa che sono diventate o stanno diventando focolai del virus.
Tra le regole c'è un'attenta osservanza delle norme igieniche ovviamente e di alcuni accorgimenti come l'utilizzo di asciugamani di carta ed evitare baci, abbracci e strette di mano. 

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I VISITATORI La prima regola fondamentale è vietare l'accesso ai parenti: non bisogna infatti fare entrare i famigliari in strutture e cercare di trovare forme alternative di comunicazione. L’ingresso dei parenti, è bene capirlo, porta a rischio i residenti ricoverati nelle strutture. Potrebbe essere ammesso solo in caso di fine vita con tutte le precauzioni e le protezioni del caso.  «La visita può essere autorizzata in casi eccezionali (ad esempio situazioni di fine vita) -si legge - soltanto dalla Direzione della struttura, previa appropriata valutazione dei rischi-benefici».
Se entrano manutentori o fattorini per consegnare merci o altri prodotti deve essere allestito un solo ingresso specifico: «La consegna della merce deve avvenire attraverso un unico ingresso per un maggior controllo»

IL PERSONALE SANITARIO Altra raccomandazione: non esistono eroi, esistono procedure precise per affrontare un virus che ha una capacità di infettare altissima. Per esempio tra le regole c'è la misurazione della temperatura del personale all’inizio turno. Le linee guida spingono a promuovere la responsabilità degli operatori tutti, dai medici, infermieri, amministrativi che operano all'interno della Rsa. Quindi, se stanno male devono rimanere a casa.
I sintomi descritti nel rapporto sono: insorgenza di febbre e/o sintomi simil-influenzali (tosse secca, dolori muscolari diffusi, mal di testa, rinorrea, mal di gola, congiuntivite, diarrea, vomito). Molte parti del rapport Iss sono infatti dedicate alla prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all’assistenza. 

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In breve il documento stila le regole di carattere organizzativo e sono queste:
- Identificazione referente sanitario COVID-19 che segua tutti i corsi di formazione aggiornati (sono fortemente consigliate anche simulazioni pratiche)
- coordinamento di tutti gli interventi e garantire un flusso informativo efficace e i rapporti con gli Enti e le Strutture di riferimento (Dipartimento di Prevenzione, Distretti e Aziende Sanitarie)
- mantenere le comunicazioni con operatori, residenti e familiari
- rafforzamento precauzioni standard o Programma di medicina occupazionale. Che vuol dire? Per esempio si prescrive la somministrazione gratuita di vaccino antinfluenzale stagionale durante le campagne vaccinali regionali a tutti quelli che lavorano nelle Rsa

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Come si converte una struttura in residenza pronta a gestire possibili casi Covid? L'Iss specifica che si deve contenere il più possibile il rischio contagio anche a costo di vietare ingressi e uscite nella struttura, e quindi sospendere temporaneamente i servizi di accettazione e dimissioni dei pazienti. 
- Per tutta la durata dell’emergenza, disporre il divieto di accedere alla struttura da parte di familiari e conoscenti.
L'accesso è consentito anche in caso di estrema unzione, cioè il sacramento che dispone il rito cristiano per gli infermi e le persone in fin di vita. 
«Nelle situazioni di fine vita, su richiesta del morente o dei familiari, si consideri anche di autorizzare l’assistenza spirituale, ove non sia possibile attraverso modalità telematiche, con le tutte le precauzioni raccomandate per la prevenzione della trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2»
- Impedire accesso a sintomatici anche sospetti perché «rappresenta un fondamentale aspetto di prevenzione - si legge -  è quindi necessario uno stretto governo degli accessi nella struttura»

Limitare i nuovi ingressi di ospiti e di chiunque in strutture residenziali sociosanitarie dopo conseguente valutazione dello stato salute e tampone: «A tal fine, mettere in atto un sistema di valutazione per chiunque debba accedere nella struttura residenziale sociosanitaria in modo tale da consentire l’identificazione immediata di persone che presentino sintomi simil-influenzali»
Se il tampone è negativo all’ingresso andrebbe ripetuto dopo 14 gg, prima della sistemazione definitiva 

- Evitare per quanto possibile l’invio dei residenti in ospedale, per visite specialistiche ed esami strumentali
- Area di isolamento per i nuovi accessi
- Sospensione delle attività di gruppo e della condivisione di spazi comuni all’interno della struttura
Spesso in queste strutture ci sono palestre o sale tv. L'uso di questi spazi deve essere sospeso. 
- Accesso di operatori sanitari possibile ma evitando sovrapposizioni
- Richiesta di uso di mascherina chirurgica e accurata igiene delle mani a fornitori, manutentori e/o altri operatori
Approvvigionamento DPI, soluzione idroalcolica, sapone, ecc. 
La Drezione sanitaria deve effettuare stime adeguate circa le quantità necessarie di mascherine chirurgiche, FFP, guanti, camici monouso, protezioni oculari, disinfettanti e soluzione idroalcolica. 
- Disposizione corretta degli strumenti per igiene mani

«In ogni stanza di residenza dovrebbe essere presente soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani, i lavandini devono essere forniti di sapone e asciugamani di carta. Tutte le superfici ad alta frequenza di contatto (es. maniglie, corrimani, tavoli, sedie e le altre superfici a rischio) devono essere pulite almeno giornalmente con disinfettante».

Approvvigionamento Termometri senza contatto
Gestione dei casi sospetti (Isolamento in attesa risultati tampone) 

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L'importante, abbiamo capito in questo lungo lockdown, è evitare la commistione di pazienti sani e pazienti Covid, anche sospetti. I pazienti Covid devono essere trasferiti in reparti Covid. La parola d'ordine è infatti isolamento
L'Iss dice che il Dipartimento di Prevenzione verifica all'interno della Rsa
«la fattibilità di un isolamento efficace presso la stessa struttura. In caso di impossibilità ad effettuare un efficace isolamento, il paziente sarà trasferito in ambiente ospedaliero o in altra struttura adeguata all’isolamento per ulteriore valutazione clinica e le cure necessarie, come ad esempio in una struttura dedicata a pazienti COVID-19». In caso di trasferimento vanno immediatamente sanificate le aree dove il paziente ha soggiornato.

Tra le regole ci sono anche quella di garantire quanto più possibile la separazione tra aree “pulite” e aree “sporche”.
Che vuol dire? A parte la ristrutturazione dei percorsi quotidiani di medici, infermieri e Oss che si muovono all'interno della struttura devono essere create aree ad hoc per positivi, sospetti e anche pazienti in attesa di trasferimento. Perché  
«nell’attesa della conferma diagnostica, i casi sospetti o probabili devono essere considerati contagiosi». «Devono essere identificate in tutte le strutture alcune stanze, in numero adeguato al numero dei residenti, che consentano l’isolamento di casi sospetti, probabili, confermati, in attesa di definizione diagnostica o prima del trasferimento ad altra struttura»
Accorgimenti particolari sono forniti anche sul lavaggio della biancheria dei pazienti in isolamento temporaneo: 

«riporre con cautela in un sacchetto chiuso la biancheria della persona in isolamento in attesa di essere lavata e, evitando il contatto diretto con la propria cute e i propri vestiti.

Non agitare la biancheria per arieggiarla. Lavare vestiti, lenzuola, asciugamani e teli da bagno in lavatrice a 60–90°C con uso di comune detersivo».  

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Perché il faro è acceso sulle Rsa? Perché, là dentro ci sono anziani persone fragili.
«L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione - si legge nel rapporto - Circa il 60% dei malati di COVID-19 ha un’età superiore a 60 anni. Inoltre, il 95% dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie di base multiple. Pertanto, nell’ambito delle strategie di prevenzione e controllo dell’epidemia da virus SARS CoV-2 è necessaria la massima attenzione nei confronti di tali gruppi di popolazione. Tuttavia, nelle strutture residenziali sociosanitarie sono ospitati anche soggetti con patologie croniche, affetti da disabilità di varia natura o con altre problematiche di salute; anche queste persone sono da considerarsi fragili e potenzialmente a maggior rischio di evoluzione grave se colpite da COVID-19».

Nel rapporto si sottolinea la consapevolezza che gli ospiti siano persone spesso anziane con deficit cognitivo ma si raccomanda comunque di fare loro formazione sulla situazione di rischio che stiamo attraversando. «Se possibile, la sensibilizzazione, l’educazione e la formazione dei residenti e dei visitatori dovrebbero basarsi su sessioni di breve durata (non più di 30 min-1h), e includere esercitazioni pratiche o anche ricreative (ad esempio, dimostrazioni sulle pratiche per l’igiene delle mani e respiratoria, video, canzoni sull’igiene delle mani, ecc.). Queste attività dovrebbero essere supportate da poster e altri supporti audiovisivi (cartoline, volantini, ecc.)». 
 


 

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