Roma, sabotaggio al S. Camillo: i tecnici nel mirino. Ladri al Sant'Eugenio

Roma, sabotaggio al S. Camillo: i tecnici nel mirino. Ladri al Sant'Eugenio
di Alessia Marani
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Venerdì 3 Aprile 2020, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 21:33
Il cerchio si stringe intorno a chi ha sabotato la partenza del laboratorio analisi Covid-19 al San Camillo. Nella lente dei carabinieri una ventina di persone che hanno accesso (e quindi la chiave) per entrare nel locale al pian terreno del padiglione Malpighi. Visto che chi ha asportato l'hard-disk dal pc necessario per fare funzionare il macchinario non ha forzato porte o finestre, la pista di una incursione da parte di soggetti esterni al nosocomio sembrerebbe la meno probabile. Anzi, c'è chi, all'interno del nosocomio, ritiene addirittura che possa essere stato un tentativo di boicottaggio messo in atto da qualcuno che ha paura di dovere lavorare sul Covid o, forse, temeva la prospettiva che il laboratorio, una volta assunto nuovo personale, potesse lavorare sette giorni su sette, ossia h24.

Per il momento, sono solo alcune delle ipotesi su cui gli investigatori e la Procura di Roma stanno accendendo un faro. All'Eur, intanto, sempre i carabinieri indagano sul furto di almeno 30 mascherine e 50 paia di guanti protettivi avvenuto nella stanza di vestizione del pronto soccorso del Sant'Eugenio. In relazione al misterioso furto dell'hard-disk al San Camillo, intanto, gli inquirenti non trascurano nemmeno episodi del passato, come le manomissioni degli strumenti dell'ossigenazione alla Terapia intensiva del Lancisi o dell'impianto elettrico, il rogo di alcune bandiere sindacali e misteriosi incendi nei sotterranei avvenuti negli anni, che potrebbero nascondere non meglio decifrati messaggi indirizzati all'azienda, specie se in concomitanza con l'avvio di nuove iniziative o appalti. Per tutta la giornata di ieri, si è lavorato per recuperare ai gravi danni arrecati al laboratorio. «Un gesto criminale che va punito, noi andremo avanti mantenendo la barra a dritta», lo aveva stigmatizzato il direttore generale Fabrizio D'Alba.

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Il danno di per sè ha un valore commerciale limitato, poche decine di euro, anche se dalla ditta fornitrice di Genova sono dovuti ripartire in tutta fretta i materiali arrivati nella serata di mercoledì. Una giornata storta quella di mercoledì per il laboratorio, dal momento che la direttrice del Dipartimento delle diagnostiche, Paola Grammatico e la direttrice della microbiologia, Gabriella Parisi, che avevano iniziato la mattina con il sopralluogo dei carabinieri di Trastevere, hanno dovuto concluderla con l'aiuto di una Volante della polizia che le ha accompagnate al deposito di un corriere al Corviale che stava tardando nella consegna di alcuni reagenti importanti per il test sul Covid.

Ieri, dunque, i tecnici e gli operatori sanitari hanno lavorato per ricalibrare la strumentazione dopo il reset e il pulsante start dovrebbe essere spinto oggi in mattinata. Il San Camillo aveva da poco ottenuto il via libera dalla Regione per potere effettuare i test in autonomia, non dipendendo più dallo Spallanzani. Proprio per non fare venire meno l'approvvigionamento dei test al vicino Istituto di malattie infettive, la direzione aveva optato per l'acquisto di kit diversi e, quindi, subito disponibili.

E proprio dai dipendenti più a rischio, quelli che avevano avuto contatti con contagiati, tra cui gli operatori della centrale 118, era prevista la partenza delle analisi. «Appena finita la ricalibrazione tutto partirà come previsto - spiega la professoressa Paola Grammatico - Ma solo immaginare che un interno possa avere sabotato questo grande impegno collettivo in un momento d'emergenza simile ci disarma. E che possa essere stato, poi, qualcuno che ha paura di maneggiare campioni biologici pare incredibile: è il nostro lavoro. Ci sembra assurdo e per noi, più che mai, è fondamentale che venga individuato al più presto il responsabile e il reale motivo del gesto». Il laboratorio attualmente lavora sulle 12 ore ed è in grado di lavorare in questo lasso di tempo fino a 160, 170 campioni. Con l'assunzione giù autorizzata di nuove risorse, arriverà nell'arco di dieci giorni, al raddoppio.

Dagli ospedali, però, purtroppo spariscono anche i preziosi dispositivi di protezione individuale per medici e infermieri. Al Sant'Eugenio la direzione ha denunciato il furto di mascherine e occhiali protettivi dal pronto soccorso. Tanto che ora il materiale viene centellinato rispetto al personale e consegnato direttamente alle singole persone quando prendono servizio. I carabinieri stanno indagando, hanno acquisito elementi utili, a partire dalle immagini delle videosorveglianza interna.
 
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