Buste con esplosivo: il responsabile ripreso dalle telecamere

Buste con esplosivo: il responsabile ripreso dalle telecamere
di Adelaide Pierucci
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Martedì 10 Marzo 2020, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 13:29

Porta a Roma Nord e a una frangia antimilitarista della galassia anarchica la pista dei pacchi bomba. I materiali utilizzati per confezionare i quattro plichi esplosivi inviati nella Capitale nei giorni scorsi a tre donne e all'avvocato di Priebke sarebbero stati acquistati in negozi gestiti da cinesi proprio nella zona nord di Roma. In particolare la scatoletta di legno usata per contenere il materiale esplosivo. Per provare ad individuare i possibili acquirenti gli uomini del Ros e della Digos stanno analizzando i video estrapolati dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali della zona, focalizzandosi nelle vicinanze di Prati. Non azioni sconsiderate di un singolo. In Procura si indaga per attentato con finalità di terrorismo e lesioni personali commessi probabilmente da un'unica mano, al massimo due complici. Anche se al momento non è giunta alcuna rivendicazione.

Roma, pacco bomba all'avvocato di Priebke. Gli investigatori: «Ci sono altre buste esplosive in circolazione»

IL SOSPETTO
Come sospettavano gli investigatori la partita dei pacchi bomba era destinata a più indirizzi. L'ultimo a ricevere la busta gialla regolarmente affrancata contenente l'ordigno è stato l'avvocato romano, Paolo Giachini. Il penalista lo ha ricevuto nella stessa abitazione in via Baldo degli Ubaldi in cui ha ospitato ai domiciliari Erich Priebke, l'ufficiale delle SS morto nel 2013, dopo la condanna all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Una circostanza che ha portato gli investigatori a focalizzare sulla pista di uno o più simpatizzanti di area anarchica. Nel caso del legale la busta non è esplosa. L'avvocato Giachini, che aveva letto sulla stampa dei pacchi bomba recapitati pochi giorni prima a Fiumicino, Fidene e a Balduina, si è insospettito e ha allertato i carabinieri che hanno spedito sul posto una squadra di artificieri.

LE INDAGINI
Gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal pm Francesco Dall'Olio, ritengono che dietro ai plichi incendiari, realizzati con una busta commerciale comunissima, dimensioni A4, affrancata, ci sia sempre lo stesso mittente, la stessa mano. Che però per non allarmare il destinatario ha sempre utilizzato come falso mittente, il nome e cognome di qualcuno della cerchia della vittima, chissà magari scovato nei contatti social dei destinatari. Anche all'interno del plico per l'avvocato è stata trovata una scatoletta di legno che conteneva l'innesco e l'esplosivo, in un quantitativo sufficiente a ferire, ma non ad uccidere. In un caso, la vittima non era quella designata dall'attentatore. La lettera era indirizzata a una ex dipendente amministrativa dell'università di Tor Vergata, ma l'involucro era stato aperto da un'impiegata insospettita del centro di smistamento posta di Fiumicino. Le altre due vittime, pure loro pensionate, erano un'ex professoressa dell'università Cattolica e una dipendente dell'Inail. Avevano ricevuto le buste a casa, una a Fidene e l'altra in zona Balduina. Sono rimaste tutte e tre ferite. Le azioni potrebbero avere avuto un carattere dimostrativo. L'ateneo di Tor Vergata a ottobre ha siglato un accordo con l'Aeronautica Militare, mentre la Cattolica, nel dicembre 2017, aveva stretto un'intesa di cooperazione con una struttura della Nato. Il plico integro potrebbe portare a una svolta. Che però potrebbero difficilmente arrivare da impronte lasciate sulla busta.

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