Coronavirus a Roma, scatta la fase 2 ma 4 negozi su 10 non sono pronti

Coronavirus a Roma, scatta la fase 2 ma 4 negozi su 10 non sono pronti
di Francesco Pacifico
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Venerdì 17 Aprile 2020, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 09:17

La data del 4 maggio, quando il governo dovrebbe allentare il lockdown, è dietro l'angolo. E il 40 per cento delle imprese laziali potrebbe non farcela a riaprire per quel giorno. Nel nostro territorio - dove sono ferme 420mila aziende su 775mila totali, delle quali il 75 per cento tra Roma e Provincia - una realtà su quattro ha bisogno di più tempo per adeguarsi alle nuove disposizioni igienico-sanitarie previsti per la fase 2 per evitare nuovi contagi di Covid-19: non c'è quindi soltanto il problema di riavviare i macchinari o di fare scorte di materiali, ma quello di installare i divisori in plexiglass tra una postazione e l'altra o alle casse, per non parlare delle difficoltà di recuperare le mascherine necessarie. Parliamo di quelle misure che la Regione Lazio inserirà nei decaloghi per ogni settore, che sta scrivendo con lo Spallanzani, e che dovranno essere rispettati da tutte le attività d'impresa per ripartire.

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Intanto gli enti coinvolti in questo processo (il governo, la Regione, in parte i Comuni) avrebbero definito una prima road map per la ripresa delle attività: dal 4 maggio priorità al via nelle fabbriche, mentre per negozi e ristoranti ci si muoverà con più cautela.
Delle difficoltà delle imprese a riaprire si è discusso ieri in una videoconferenza tra il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, e i vertici delle Camera di Commercio laziali - quella di Roma era guidata dal presidente Lorenzo Tagliavanti - per discutere delle tappe del progetto Lazio sicuro. Qui il mondo delle aziende non ha nascosto le proprie difficoltà a reperire in tempi utili i dispositivi sanitari individuali per tutti gli operai, ma ha anche segnalato che non c'è un numero sufficiente di ditte per sanificare le sedi ancora da riaprire, per non parlare dell'assenza sul mercato di divisori omologati.

Come detto, 4 strutture su 10 - soprattutto le piccole - rischiano di non essere pronte per il 4 maggio. Un numero rilevante in una Regione che vuole rimettersi in moto al più presto, visto che rischia di ritrovarsi con un Pil crollato del 10 per cento e con quasi 300mila lavoratori in cassa integrazione. Ma le difficoltà su questo fronte non devono diventare un alibi. Non a caso, durante la riunione di ieri, la Camera di commercio ha chiesto di far ripartire, pur con tutte le accortezze sanitarie del caso, tutte le realtà produttive presenti entro l'inizio del prossimo mese. E senza distinzioni di codice Ateco e di categoria merceologica.

PRIORITÀ
Intanto, le istituzioni coinvolte nel processo della Fase 2, Regione in testa, avrebbero già fissato una road map di massima sul fronte della ripartenza. In primo luogo, e già dal 4 maggio, devono essere tiattivate le circa 23mila fabbriche chiuse nel Lazio. A seguire, toccherà al mondo dell'edilizia, quindi agli artigiani e commercianti, con i ristoranti a chiudere questa lista. La giunta Zingaretti su questo fronte è molto cauta. Utile per capire il suo approccio è una battuta che il vicepresidente Leodori ripetere appena può: «Il numero delle riaperture deve essere parallelo a quello delle guarigioni. La Stella polare resta sempre la salute dei cittadini». In ogni caso il Lazio si adeguerà alle disposizioni governative, visto che i suoi vertici - il governatore Zingaretti in testa - hanno chiarito che non ci dovranno essere decisioni a macchia di leopardo sul territorio nazionale e che, in ogni caso, non si devono smantellare i presidi sanitari esistenti. A queste direttrici se ne aggiunge una terza molto sentita anche dalle imprese: bisogna accelerare i tempi nell'erogazione dei fondi.
Intanto oggi la Camera di commercio di Roma presenterà un suo pacchetto per facilitare l'accesso al credito per le Pmi a condizioni agevolate. Domani - e assieme con Unindustria, la Confindustria del Lazio, le associazioni degli esercenti, il mondo bancario, i rappresentanti dei professionisti e i sindacati - si rivedrà con la Regione in un nuovo vertice, nel quale saranno più chiari tempi e modalità di riapertura. Ma è già possibile ipotizzare quali saranno le priorità del mondo delle aziende: innanzitutto le 23mila fabbriche chiuse, commercianti al dettaglio e gli artigiani che si occupano di impiantistica.

 

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