Coronavirus, l'imprenditore alla Caffarella con il drone: «Così blocco l'assalto dei runner»

Coronavirus, alla Caffarella con il drone: «Così blocco l'assalto dei runner»
di Alessia Marani
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 09:27

Chi lo conosce da un po' alla Caffarella lo chiama il ranger ma lui assolutamente non ama quest'appellativo. Con il suo drone, ha il brevetto di pilotaggio, controlla dall'alto che all'interno del grande polmone verde a sud-est della Capitale, 20 km quadrati, nessuno infranga l'ordinanza che, in piena emergenza da coronavirus, ne vieta l'accesso. «Non è stato facile all'inizio - racconta - perché qui vi si affacciano quartieri popolosi, in tanti hanno cercato una fuitina all'aria aperta, ma piano piano ce l'abbiamo fatta».
«VOLEVO ANCHE ALTRO»
Roberto Massimi Raccis ha 60 anni. Imprenditore, decoratore di interni, musicista e chef («per gli amici») per passione, da una vita con i suoi negozi di mobili, il più conosciuto a due passi da Porta Metronia, arreda le case dei vip, ma appena può, e soprattutto, «appena serve», corre a indossare la divisa della protezione civile. «È stato come un richiamo: sentivo sempre dentro di me la spinta a rendermi utile - spiega - poi c'è stato il terremoto dell'Aquila, davanti a quelle immagini non ce l'ho più fatta a stare fermo, non potevo passare il resto dei miei giorni ad arredare case di ricchi, così sono entrato in protezione civile». L'imprenditore ora è a capo del Raggruppamento emergenza Roma 9 che opera nel VII Municipio, l'ex IX appunto. «Non ci occupiamo solo della Caffarella - dice - oggi, per esempio, su indicazione della Asl, andremo a consegnare medicinali e cibo ad alcune persone sotto sorveglianza domiciliare». L'ente Parco ha concesso i locali per la sede all'interno del parco, in un casolare. Il Raggruppamento è composto da 28 persone - la più giovane è una studentessa universitaria di 23 anni, il meno giovane un pensionato di 65 - ha la funzione di controllo antincendio boschivo e collabora con i guardiaparco, «ma naturalmente se ci rendiamo conto di un danno ambientale non chiudiamo gli occhi», aggiunge Massimi Raccis. Quando è stata decretata la chiusura, prima delle ville, poi dei parchi anche a Roma, il Comune si è trovato di fronte a un problema: la Caffarella non è recintata. Tant'è che flotte di runner incalliti, mamme coi passeggini, anziani appoggiati ai bastoni o accompagnati dalle badanti, nugoli di transfughi dalle palestre accalcati sui pochi attrezzi di legno dell'area fitness en-plein-air hanno subito dato l'assalto all'ampio spazio verde che si estende dall'Appia Antica fino ai confini con Ciampino. «Molti non sapevano o facevano finta di non sapere, comitive di ragazzini spavaldi che non volevano desistere e poi quelli che a tutti i costi pretendevano di raggiungere le aree cani - racconta Massimi Raccis - con infinita pazienza abbiamo richiamato uno a uno, spiegato loro che non si poteva fare. Quando gli animi si facevamo un po' più agitati sono intervenute le forze dell'ordine a cui noi siamo di supporto».
L'AIUTO DAL CIELO
Con il drone è più facile vigilare. «Di solito, a noi serve per verificare il crollo di un ponte, sorvolare l'area di un incendio, cercare una persona scomparsa laddove ci sia un terreno impervio e non riusciamo ad arrivare con i cani e con i mezzi - ricorda il mobiliere prestato alla protezione civile - Questa volta, l'uso ci è stato richiesto per il controllo delle persone in Caffarella. Ma il nostro lavoro non è una passeggiata, anche in questi giorni: dobbiamo applicare la distanza tra noi e le persone, spiegare in continuazione che nel parco non si può andare, fare calmare gli animi e mantenere un certo self-control. Tre anni fa - aggiunge - avemmo un'estate bollente con focolai da una parte all'altra di Roma. Dopo otto ore di incendi, tornai a casa e alle 3.30 ci fu il terremoto in Centro Italia, mi rimisi e via nel centro dell'emergenza».
 

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