Coronavirus a Roma, Di Rosa (Asl Rm 1): «Numeri in crescita, isolare subito cluster in case anziani»

Enrico Di Rosa, direttore del Servizio igiene sanità pubblica Asl Rm1
di Alessia Marani
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Sabato 28 Marzo 2020, 12:50

Enrico Di Rosa, dirigente della Società italiana di igiene e direttore del Sisp, Servizio igiene sanità pubblica della Asl Roma 1, è uno degli uomini in prima linea della task-force anti Covid-19 nella Capitale.
Dottore qual è la situazione attuale?
«I numeri a Roma sono in crescita, ma si tratta di una crescita contenuta che non avviene a ritmi convulsi. E questo livello di impegno, il servizio sanitario regionale lo regge bene avendo rafforzato la rete».
I numeri sono contenuti specie se si tiene conto che un terzo è dovuto ai cluster delle case per anziani. Come si può intervenire?
«Nel nostro territorio abbiamo avuto 4 casi prontamente isolati in una Rsa di Casal del Marmo. Se si interviene subito con un controllo attento delle condizioni di salute degli ospiti e, se necessario, con tamponi e isolamento, anche questi focolai possono essere scongiurati».

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Quali le prospettive nei prossimi giorni?
«Ci aspettiamo ancora dei periodi di crescita; il nostro obiettivo è che questi aumenti siano, però, i più contenuti possibile attraverso le misure di distanziamento sociale - meno gente si incontra, meno spazio ha il virus per diffondersi - contemporaneamente, avendo un certo vantaggio temporale rispetto al Nord, possiamo ancora godere di un certo margine per potere garantire assistenza a chi ne ha bisogno, sul territorio e negli ospedali».
C'è uno scambio continuo di informazioni con il Nord?
«Assolutamente sì, in particolare gli esperti di sanità e igiene pubblica rappresentano di fatto una comunità e si è instaurato un circuito di scambio fondamentale. Al Nord i nostri colleghi stanno facendo un grandissimo sforzo, noi dobbiamo fare tesoro delle loro raccomandazioni e la Regione ha messo in campo un piano di rafforzamento senza precedenti».
Come è cambiato il lavoro del suo ufficio in questo momento?
«Le dico solo che prima lavoravamo 5 giorni su 7, dalla mattina presto fino alle 15. Ora, sono due mesi che lavoriamo 7 su 7 e facciamo interventi anche di notte. Però anche la nostra organizzazione dà la cifra dello sforzo e della flessibilità che ha avuto il nostro sistema di adattarsi: prima eravamo 10 persone, ora siamo 80».
Voi vi occupate di seguire chi è in sorveglianza domiciliare. La Asl Roma 1 insieme con la 2 e la 3 sono quelle romane pure. Quante persone state assistendo?
«Nel nostro territorio ci sono poco più di un milione di abitanti, copriamo il Centro ma anche quartieri popolosi come Montesacro o Torrevecchia. Al di là di coloro che sono ricoverati, c'è una settantina di casi paucisintomatici in isolamento domiciliare».
Alle persone che sono a casa vengono date terapie, non c'è il rischio che si sentano non curate?
«No, le monitoriamo costantemente e, fortunatamente, al momento sono in una condizione tranquilla. Non avremmo motivo di non curarle adeguatamente o di non ricoverarle, proprio perché il sistema è perfettamente in grado di accoglierle nell'eventualità. Va detto anche, però, che ci sono casi in cui i pazienti rifiutano il ricovero, spaventati dalle immagini andate in tv che rappresentano soprattutto la situazione al Nord».
Anche l'isolamento spaventa...
«Certo e ne siamo ben consci. Per questo abbiamo attivato un servizio di supporto psicologico sia per gli operatori che per chi si trova malato a casa e in una forte condizione di stress dovuta alla preoccupazione di potere contagiare i genitori anziani, i figli. Ci stiamo preparando agli scenari peggiori, confidando, intanto, che le misure preventive funzionino e che non ci si debba arrivare».
 

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