Scuole a Roma, a settembre in classe solo uno studente su 5: «Spazi insufficienti»

A settembre in classe solo uno studente su 5: «Spazi insufficienti»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 01:08 - Ultimo aggiornamento: 07:03

Uno studente su cinque in classe, gli altri a casa a seguire le lezioni di greco, latino, matematica ancora da remoto, con la didattica a distanza. Non gira intorno al problema, non tergiversa né prende tempo. Dalla Città Metropolitana la vicesindaca Maria Teresa Zotta con delega all'edilizia scolastica è chiara, quasi perentoria: «In vista di settembre con l'obbligo di rispettare le distanze di sicurezza e le misure anti-contagio per l'emergenza Covid-19, le scuole superiori della Capitale e della provincia non potranno accogliere tutti gli studenti».

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Gli spazi attuali «Non sono sufficienti a garantire la didattica in presenza e al contempo assicurare il distanziamento sociale». E non si può far ricorso, ad esempio, neanche a scuole chiuse: «Perché tutti i plessi sono pieni». Sfruttare altri edifici? «Complicato - prosegue la Zotta - se non impossibile perché non si può prendere un palazzo o un appartamento e decidere da un giorno all'altro di crearci un istituto o una classe. Ci sono delle norme da rispettare». Eccolo lo scenario fotografato per 245 istituti superiori e la situazione - in proiezione - non è dissimile neanche per le scuole di altri ordini e gradi come elementari e medie. I cosiddetti istituti comprensivi che versano in alcuni quartieri - soprattutto di periferia - in condizioni deprecabili con enormi problemi di manutenzione straordinaria a cui non si è riusciti a porre rimedio prima dell'insorgere della pandemia da coronavirus.

I NUMERI
Le amministrazioni sono ben consapevoli del problema e si sta cercando di lavorare «per garantire almeno la presenza - conclude la vicesindaca della Città Metropolitana - per gli studenti dei primi anni e per quelli con disabilità». Di che cifre parliamo? La Capitale e il suo hinterland, dai dati reperibili dall'Ufficio scolastico regionale, contano 1.827 edifici scolastici: 544 per l'infanzia, 697 per le elementari, 341 per le medie e, appunto, 245 per gli istituti superiori. In tutto ci sono 23.496 classi e gli studenti totali superano le 500 mila unità. In vista di settembre però il posto in classe, se si troveranno soluzioni valide, sarà garantito a uno studente su cinque. Parliamo all'incirca di 115 mila giovani iscritti al primo anno e di quasi 19 mila studenti disabili.

Gli altri? Quasi certamente saranno impegnati ancora a discutere il pensiero di Hegel o le Guerre puniche dallo schermo di un pc. Non è però solo un problema di spazi interni alle scuole, perché negli istituti ci si deve arrivare e circa il 10% degli studenti totali utilizza i mezzi del trasporto pubblico locale: metro, autobus e tram che ovviamente restano soggetti agli obblighi sulle capienze massime per evitare gli assembramenti. Ma c'è il trasporto scolastico, si potrebbe obiettare. Vero, ma in questo caso la situazione è tutt'altro che lineare. In una delle ultime riunioni della Commissione Scuola del Campidoglio si è affrontato il bando per rinnovare il servizio. Ma anche in questo caso, faceva presente il direttore del dipartimento Servizi educativi di Roma Capitale Luisa Massimiani, «per garantire il distanziamento tra i bambini si dovrà ragionare su altre regole. Se oggi il Regolamento non consente di attivare una linea di trasporto scolastico riservato se i bambini sono meno di 15, molto probabilmente dovremo acconsentirlo».

Questo, tuttavia, significherebbe trovare altri mezzi e nuovi conducenti con un impegno economico diverso da parte dell'amministrazione comunale. Gli studenti, intanto, restano a guardare e sperano soltanto di rientrare tutti in classe. «In questi mesi le lezioni sono state svolte ma abbiamo perso molte ore», racconta Alessandro, studente del liceo Scientifico Newton che il prossimo anno dovrà sostenere la Maturità. «È importante anche per noi tornare in classe, a distanza non è la stessa cosa e anche i programmi ne hanno sofferto. Noi con Storia saremmo dovuti arrivare a giugno alla Prima Guerra Mondiale ci siamo invece fermati all'Unità d'Italia».
 

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