Rebibbia, prima positiva: scatta l'allerta focolaio. Tamponi a 350 detenute

Rebibbia, prima positiva: scatta l'allerta focolaio. Tamponi a 350 detenute
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 10 Aprile 2020, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 10:01

I primi sintomi ha iniziato a manifestarli mercoledì sera: febbre alta e un po' di affanno. Da alcuni giorni, una detenuta della sezione femminile del carcere di Rebibbia aveva lasciato la sua cella e si trovava in infermeria per dei problemi dovuti a una patologia specifica. «Ma poiché c'erano stati due casi di medici positivi al coronavirus nei giorni scorsi - spiega Gabriella Stramaccioni garante dei detenuti - si è deciso di trasferire la donna, un'italiana 35enne, all'Istituto nazionale Malattie infettive Lazzaro Spallanzani».

Il primo tampone a cui la detenuta è stata sottoposta ieri al suo arrivo in ospedale è risultato positivo. E sulla situazione degli istituti penitenziari della Capitale si riaccende l'attenzione, dopo le sommosse interne ed esterne dei giorni scorsi, le visite annullate e rimpiazzate poi dalle video-chiamate con Whatsapp. Non è escluso che a Rebibbia possa esserci un focolaio di Covid-19.

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A confermare il caso della prima detenuta positiva, l'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato durante la video-audizione in commissione regionale rispondendo a una domanda della consigliera di Fratelli d'Italia Chiara Colosimo. «La paziente è ricoverata allo Spallanzani e si sta procedendo a tamponare i contatti stretti sia tra gli operatori sia tra coloro che momentaneamente per vicende di giustizia sono ospiti della struttura penitenziaria, in accordo con l'amministrazione del carcere». Lo Spallanzani, dal canto suo, ha chiesto alla direzione del penitenziario la sanificazione dell'infermeria e la quarantena per le altre 25 detenute che si trovavano nel presidio sanitario.

I NUMERI
Le condizioni della donna - che si trovava in carcere per aver violato i domiciliari - al momento, non destano preoccupazione, «È lucida e vigile», aggiunge la Stramaccioni che con la direttrice del carcere femminile Maria Carmela Longo sta monitorando la situazione. Ma chiaramente sono partite tutte le verifiche del caso. Al femminile di Rebibbia ci sono attualmente 350 detenute a cui va sommato circa lo stesso numero di persone tra polizia penitenziaria e personale di supporto alle attività.

LE MISURE
La Asl Roma 2 ha avviato tutto il percorso per lo screening e a ieri sera «erano stati effettuati un centinaio tamponi» aggiunge ancora la garante dei detenuti. I numeri ufficiali sono arrivati direttamente dall'assessore D'Amato: «I 75 tamponi eseguiti ai contatti stretti della donna sono risultati tutti negativi. Una buona notizia per l'indagine epidemiologica in corso». Che tuttavia, al momento non esclude ancora l'esistenza di altri casi positivi giacché le indagini non si concluderanno prima di sabato. «Se una situazione del genere dovesse esplodere nel nuovo complesso - conclude la Stramaccioni - dove sono detenute all'incirca 1.500 persone sarebbe un problema perché non ci sono sufficienti spazi per provvedere alla quarantena o all'isolamento».

Al femminile di Rebibbia per ora si sono organizzati così: al primo piano della struttura sono stati riservati dei posti per gli isolamenti, l'ora d'aria ieri non è stata cancellata ma è stato imposto un rigido controllo per il rispetto delle distanze di sicurezza e domani ma si celebrerà la messa ma in corridoio per garantire il distanziamento. Sempre da domani, infine, le detenute avranno le mascherine e i guanti mentre da oggi scatterà il controllo della temperatura all'ingresso del carcere per tutti i dipendenti.
 

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