Coronavirus Roma, l’ospedale di Palestrina diventa centro Covid e 36 medici si mettono malati: denunciati

L'ospedale di Palestrina
di Massimo Sbardella
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Giovedì 16 Aprile 2020, 10:35

La conversione in Covid hospital dell’ospedale di Palestrina potrebbe essere all’origine dell’improvviso ammutinamento di medici e operatori che, colpiti in massa da malattia, non si sono presentati al lavoro, costringendo la direzione aziendale ad annunciare provvedimenti. «È con grande rammarico - afferma il direttore generale della Asl Roma 5, Giorgio Santonocito - che oggi mi sono trovato nella necessità di segnalare alle autorità competenti l’anomala, massiccia, assenza per malattia di oltre 30 operatori sanitari in forza all’ospedale di Palestrina, proprio in concomitanza con la sua conversione in Covid Hospital». 

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Se da un lato è vero che il personale in servizio al Coniugi Bernardini ha un’età media piuttosto elevata, e non mancano patologie croniche tra chi ci lavora, non è escluso che alcune delle ben 36 assenze possano essere ricondotte alla recente trasformazione in ospedale Spoke Covid per la Asl Roma 5 e ai recenti eventi. In questi giorni, infatti, tra il personale dell’ospedale è emersa la positività al coronavirus di una dottoressa in servizio al pronto soccorso, alla quale si aggiunge una collega infermiera, già da giorni a casa per sintomi riconducibili al virus (e risultata poi positiva) ed un ulteriore medico che, pur negativo al primo tampone, ha evidenziato alla Tac una polmonite bilaterale molto simile a quelle Covid ed è stato trasportato allo Spallanzani per effettuare il secondo tampone. 

«Una situazione - sottolinea Santonocito - che ho intenzione di approfondire anche per rispetto di chi, invece, è presente al lavoro e risulta ancora più affaticato a causa di tutte queste assenze». «Mi sono recato sul posto per un sopralluogo - aggiunge il direttore generale - ed ho potuto constatare personalmente, con rammarico ma anche con irritazione, le grandi difficoltà che deve affrontare il personale in servizio, rimasto al proprio posto con grande senso di responsabilità e professionalità e a cui va il mio personale apprezzamento». La situazione di emergenza cambia solo parzialmente i piani dell’azienda sulla conversione del nosocomio prenestino. «Purtroppo - conferma Santonocito - dovremo far slittare l’avvio della seconda fase, quella che avrebbe portato i posti letto Covid da 40 a 60, provocando una riduzione dell’accoglienza per assistere i nostri malati. Non intendo, però, sottostare a una tale forma di pressione e ho già dato disposizione di provvedere immediatamente a rimpiazzare gli operatori assenti». 

«Il numero degli assenti è un dato oggettivo - conferma Gianni Ienne, rappresentante Cisl presso l’ospedale - ma bisogna avere presente che l’età media del personale, qui, è superiore ai 50 anni, con numerosi colleghi in regime di 104 o di minore aggravio che, probabilmente, in questi giorni hanno risentito del maggiore stress e dei carichi di lavoro, nonché di una complessità assistenziale aumentata rispetto a prima. Bisogna dire, però, che sta arrivando anche personale nuovo e, sono certo, nel giro di qualche giorno potremo tornare ad operare con organico adeguato». 

Nel frattempo, anche a seguito delle positività riscontrate, è stata avviata una serie di tamponi sugli operatori che avevano avuto contatti con i contagiati, con l’obiettivo di arrivare quanto prima a completare la verifica su tutto il personale del Coniugi Bernardini per avere, così, un quadro di partenza reale. Va ricordato che, prima dell’avvio del Covid hospital, il sindaco Mario Moretti aveva preteso dalla Asl la sistemazione dei percorsi di sicurezza e la fornitura di dispositivi individuali di protezione per tutti gli operatori. 

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