Coronavirus Roma, fase 2: quattro ospedali senza pazienti Covid, sì ai ricoveri ordinari

L'ospedale San Giovanni di Roma
di Alessia Marani
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Sabato 25 Aprile 2020, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 09:08

Parte la “Fase 2” anche per gli ospedali e la sanità romana. Da ieri sono state bloccate le accettazioni di pazienti Covid al Pertini, al San Giovanni, al San Camillo e al Grassi di Ostia. Da lunedì questi primi quattro nevralgici nosocomi della Capitale torneranno a essere Covid-free.

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È il primo passo per la riorganizzazione della rete ospedaliera in tempi di pandemia: niente sarà più uguale a prima per utenti e pazienti che torneranno a usufruirne. Cambieranno anche gli orari, con ospedali pienamente operativi fino a sera e il sabato, si sta valutando anche la possibilità di operare la domenica. La prima ordinanza della nuova fase, dunque, è stata firmata ieri dall’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che sta lavorando anche alle linee guida per riaprire al più presto, nella massima sicurezza, gli ambulatori e fare ripartire visite specialistiche, day hospital e interventi programmati, finora funzionanti solo per le urgenze e gli oncologici. Sono decine di migliaia le prestazioni rimaste in sospeso in questi due mesi e che non possono attendere oltre.

Gli ospedali sono sulla griglia di partenza, si potrà ricominciare secondo le previsioni, già da metà maggio, «o comunque entro la fine del mese, stiamo valutando giorno per giorno i provvedimenti da adottare, anche in maniera graduale, in base alla curva dei contagi», spiega D’Amato. Al momento restano Covid gli ospedali S. Filippo Neri, Villa San Pietro, Vannini, S. Andrea, Tor Vergata, Umberto I, Gemelli, oltre al Campus biomedico, l’Israelitico e l’Annunziatella. L’ipotesi è quella di togliere nel medio e lungo termine posti letto dedicati al coronavirus in quelle strutture con meno spazi disponibili, ma in una logica di grande flessibilità in caso di nuovi focolai. 

L’imperativo è di evitare che gli ospedali, come le Rsa, siano luoghi di contagio. Per questo la Regione sta valutando di sottoporre al test molecolare tutti coloro che saranno ospedalizzati, ma nel frattempo «a chiunque si recherà in ospedale andrà letta la temperatura con i termoscanner». All’Umberto I e al Gemelli già si stanno facendo i tamponi a tutti coloro che accedono al pronto soccorso. Le direzioni sanitarie e delle Asl stanno approntando piani di prevenzione che prevedono agli ingressi varchi per la misurazione delle febbre stile aeroporto, la limitazione degli accessi a visitatori e accompagnatori, l’implemento del follow up via email e via telefono, l’ingresso solo su appuntamento e con mascherina.

«Bisognerà recuperare migliaia di prestazioni disdette - afferma Andrea Cambieri, direttore sanitario del Gemelli - e per ottimizzare il sequenziamento dei ricevimenti sicuramente amplieremo la fascia oraria degli interventi, allungandola nel corso dell’intera giornata e a tutto il sabato». Al San Camillo si sta organizzando un maxi-centralino con più numeri telefonici per ricontattare ed essere a disposizione degli utenti in attesa. La Asl Roma 3 farà partire “l’infermiere di comunità”, implementando l’assistenza domiciliare per alleggerire la pressione sul Grassi e sugli ambulatori. Per i degenti sono stati acquistati dei tablet, «così potranno interagire con i familiari all’esterno», dice la direttrice sanitaria Simona Amato.

 

 
 
 

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