Coronavirus, l'infettivologo: «Attenti anche ai comportamenti in casa»

Coronavirus, l'infettivologo: «Attenti anche ai comportamenti in casa»
di Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Marzo 2020, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Professore Paolo Villari, lei è direttore del dipartimento di Sanità pubblica e di Malatti Infettive dell'università La Sapienza, e Igienista: oggi il dato dei contagi registrato a Roma e nel Lazio è il più basso negli ultimi giorni. è uno spiraglio?
«Diciamo che si incominciano a intravedere dei segnali buoni, ma è ancora davvero troppo presto per arrivare a delle conclusioni. Il dato deve stabilizzarsi nel tempo per potere indicare la direzione esatta in cui ci stiamo dirigendo e per capire se le misure in atto stiano funzionando».

Coronavirus, il pediatra: «Questa epidemia durerà tre mesi»

Ci sono meno casi positivi però i decessi aumentano. Come mai?
«É fuor di dubbio che nel Lazio e in tutta Italia, la letalità del Covid-19 sembra essere maggiore rispetto ad altri Paesi, ma bisogna fare considerazioni di tipo più approfondito. Da una parte è vero che la nostra popolazione è più anziana, quindi, la letalità aumenta con l'età e il tasso di mortalità, così, è più frequente. Ma poi bisogna fare un discorso più tecnico sui denominatori: non sappiamo quante persone siano in realtà affette dal virus, il numero dei tamponi effettuati non corrisponde. Su questo c'è un'attenta analisi dell'Istituto superiore di Sanità che sta raccogliendo i dati stratificandoli anche per fasce d'età. Mi sentirei di escludere, comunque, un deficit dell'assistenza sanitaria».

L'altro giorno è deceduto anche un ragazzo di 34 anni. Qualcuno ha ipotizzato che il coronavirus stia mutando in una forma più aggressiva. È vero?
«In realtà le prime informazioni in merito che trapelano dalla comunità scientifica vanno in direzione opposta. Indicano una sostanziale stabilità del virus. La speranza, al contrario, è che il Covid-19 perda patogenità. La storia insegna che con il passare del tempo la carica infettiva di questi virus si affievolisca, lo stesso virus ha bisogno di continuare ad albergare in organismi che non muoiano, per perpetuare la propria esistenza. Generalmente va così, ma al momento non sono disponibili tutte le evidenze scientifiche».

La sanificazione degli ambienti ospedalieri è adeguata? Purtroppo molte volte si parla di batteri presenti in ambienti sanitari che possono complicare il quadro clinico di un malato.
«Guardi, è ampiamente dimostrato che la semplice candeggina è efficace contro il coronavirus. Quindi, no, direi che sia da escludere. Ci sono comunque pochissimi dati per potere fare una analisi sulle superinfezioni batteriche su positivi Covid-19».

Fuori dagli ospedali quali sono gli accorgimenti a cui attenersi?
«Lavarsi le mani il più possibile, va bene anche con acqua e sapone strofinando per almeno 30 secondi. Questa è l'accortezza indispensabile. Va fatto anche quando si è in casa, soprattutto se non si è soli. Anche le interazioni familiari vanno calibrate in una emergenza come questa».

Quando ne usciremo?
«Quando, in attesa del vaccino, i dati cominceranno a scendere in maniera stabile e nel frattempo sia stato trovato un farmaco capace di curare la sintomatologia e di abbattere il ricorso alla terapia intensiva. Sarà il punto di svolta e anche le misure draconiane potranno essere allentate».

Quanto tempo ci vorrà per la sperimentazione dei farmaci?
«Al vaglio ci sono antivirali, antimalarici, contro l'artrite reumatoide. In un contesto normale il protocollo prevede tempi lunghi, ma adesso tutte la autorità sanitarie e l'Aifa stanno accelerando al massimo, quindi anche se non abbiamo una data precisa, siamo fiduciosi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA