Coronavirus, a Roma il 18% di persone in più. D'Amato: «Eventuale seconda ondata insostenibile»

Coronavirus, a Roma il 18% di persone in più. D'Amato: «Eventuale seconda ondata insostenibile»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 4 Maggio 2020, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 19:47

«Io non avrei riaperto. Avrei proseguito il lockdown per altre due settimane. Quando abbiamo chiuso, il 9 marzo, in Italia si registravano 1.100 casi al giorno, oggi 1.389. Ora bisogna continuare a fare molta attenzione, nonostante le riaperture. Bisogna usare sempre le mascherine, anche quando farà caldo. E non accendete l'aria condizionata. Una seconda ondata di contagi sarebbe insostenibile».

Alessio D'Amato, assessore regionale alla Salute, anche nel giorno in cui a Roma si sono registrati solo 28 nuovi casi positivi e in tutto il Lazio 53, è preoccupato. Oggi ci sarà un primo assaggio della fase due e teme un contraccolpo grave. Perché?
«Solo un dato: nelle settimane scorse la mobilità era diminuita, a Roma si spostava circa il 30 per cento delle persone rispetto alla normalità. In questo fine settimana, con lockdown operativo, siamo già arrivati a circa il 48 per cento. Voglio essere molto chiaro: l'inizio della fase due non significa che il coronavirus sia stato sconfitto, è ancora tra di noi, circola, e se da oggi vi saranno comportamenti irresponsabili, rischieremo un disastro. Una seconda ondata immediata sarebbe insostenibile. Ed essere costretti a richiudere avrebbe conseguenze gravissime sia per il morale dei cittadini, sia per l'economia».

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Lei dice che non avrebbe avviato ora la fase due. Però anche il governatore Nicola Zingaretti ha codificato le nuove aperture nel Lazio.
«Questo è giusto, le decisioni vanno prese dallo Stato e la Regione le deve applicare. Se però mi chiede: è giusto riaprire ora? Io che ogni giorno frequento gli ospedali, che parlo con i medici, che ormai vedo ovunque il coronavirus, vi dico che avrei aspettato almeno due settimane al posto di Conte».

Il decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, indica i criteri che le regioni devono rispettare se non vogliono tornare al lockdown. Tra questi c'è anche la capacità di eseguire i tamponi su un caso sospetto entro cinque giorni. Bene, nel Lazio ci sono tante segnalazioni di persone che hanno atteso invano il tampone.
«Nel Lazio abbiamo eseguito già 150mila tamponi. Vero, all'inizio non siamo riusciti a essere tempestivi ovunque, come avremmo voluto, sui grandi numeri si rischia sempre di non arrivare dappertutto. Però ora la macchina è stata migliorata e i tamponi si fanno. Inoltre, tra una settimana inizia la prima tranche dei test sierologici, 300mila in totale. Cominceremo con i primi 50 mila operatori sanitari».

Quali risultati si aspetta? Quanti sono coloro che a Roma e nel Lazio sono venuti a contatto, magari inconsapevolmente, con Sars-CoV-2?
«La mia previsione è che sarà circa il 3 per cento».

Significa che ci sono 175mila cittadini che sono stati contagiati.
«Sì, ma è solo una stima. Inoltre, dai primi test sierologici su gruppi ampli di categorie escono percentuali più basse. E significa anche che ci può essere il 97 per cento che potrà essere contagiato. Per questo sono molto preoccupato dalla grande superficialità che vedo in giro. Sta passando il messaggio che la battaglia è stata vinta. Non è così e tutti devono comportarsi partendo da due presupposti: io posso essere contagioso, chiunque incontro può essere contagioso. Mascherine, distanze, lavaggio delle mani. E con l'arrivo del caldo poi ci sono altre insidie. A partire dall'aria condizionata che dovrà restare spenta».

Scusi, ma così avremo altri tipi di emergenze sanitarie.
«Come facevano i nostri genitori senza aria condizionata? Comunque, quanto meno si dovrà procedere a continue sanificazioni degli impianti».

Ma se siamo stati prigionieri in casa per due mesi anche i presunti asintomatici ormai avranno superato quella fase.
«Non è così: oggi continuiamo a vedere la trasmissione del virus sostanzialmente in due luoghi. Case di riposo e Rsa da una parte, ma anche nei nuclei familiari. Ecco, se all'interno di una famiglia c'è stata la trasmissione del virus, c'è il rischio che l'ultimo che è stato contagiato sia ancora, inconsapevolmente, positivo. Per questo dico che serve estrema prudenza, non pensate che oggi ci sia il tana liberi tutti».

Prima o poi potremo tornare al ristorante e in spiaggia?
«In questo caso il caldo ci può aiutare.

Per i bar e i ristoranti, i tavolini all'aperto, ma con una giusta distanza, possono essere la soluzione. Anche in spiaggia dovrà esserci un rigoroso rispetto delle distanze».

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