Coronavirus, ecco le cene-spettacolo nei ristoranti: così le regole vengono ignorate

Coronavirus, cene-spettacolo nei ristoranti: così le regole vengono ignorate
di Marco Pasqua
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Domenica 8 Marzo 2020, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 14:30

«Chi sta a Ponte?», chiedeva l’altra sera un ragazzo nelle sue stories di Instagram, per trovare qualcuno con cui trascorrere qualche ora insieme a Ponte Milvio. «Andiamo a Trast», scriveva qualcun altro per la solitata nottata alcolica tra piazza Trilussa e piazza San Calisto. È la movida che non si ferma, nonostante i provvedimenti del governo e delle Regione, in spregio a ogni regola dettata anche dal buon senso. Una situazione che ha fatto infuriare l’assessore alla Sanità della Regione, Alessio D’Amato, tanto da spingerlo a postare una foto di Ponte Milvio​: ci sono decine di ragazzi, seduti uno accanto all’altro, senza mantenere la distanza di sicurezza raccomandata alla luce dell’emergenza coronavirus. «Nunsepofa», tuonava l’esponente regionale, invitando tutti a prendere sul serio il momento che il nostro Paese sta vivendo.
 


Ma non è l’unica contraddizione che si coglie nella movida romana (per non parlare del mondo dei centri commerciali: anche questi aperti). Perché se le discoteche hanno chiuso i battenti (dal Piper a Spazio 900, dal Room26 all'Eden e alla Suite, la serrata non ha risparmiato nessuno), ecco che in questi giorni alcuni locali hanno puntato sul format della “cena-spettacolo”. Fiumi di champagne, musica e, ovviamente, mancato rispetto del metro di distanza tra una persona e l’altra. Ma, soprattutto, locali (al chiuso) saturi di persone, che, in alcuni casi, hanno anche ballato.  Come è successo in via della Conciliazione, al Chorus Cafè, dove, l’altra notte, il pubblico si è lasciato trasportare dalla musica (senza che nessuno facesse notare loro quanto quel comportamento fosse rischioso).

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LE SITUAZIONI
Ma anche alle Palmerie, ai Parioli, dai tavoli alla “pista” improvvisata il passo è stato breve e su Instagram era un rincorrersi di storie “danzate”. Le stesse del ristorante fusion Me Geisha, a Monteverde, dove la voglia di far festa ha avuto la meglio sul buon senso (con tanto di “trenino” dei camerieri per portare le bottiglie). Alla Villa, popolare luogo di ritrovo al Fleming, nonostante la figura «dell’addetto al rispetto della distanza», la distanza tra i tavoli ma, soprattutto, il numero di persone presenti, trasformava il locale in una sorta di disco-pub improvvisato. E anche se all’aperto, si è ballato a Maccarese, alla Rambla, come documentano i video condivisi dai clienti sui social, noncuranti della distanza da mantenere. Una situazione che è stata notata da Dj Ludwig, personaggio di spicco delle notti romane, che, su Instagram, ha scritto: «Se sono arrivati a chiudere le discoteche, c’è un motivo e vedere organizzare queste cene spettacolo è molto triste, perché state mettendo a rischio la salute di tante persone». 

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Stessa linea condivisa da un Pr di una nota discoteca, che, sempre ieri, ha scritto: «Organizzare queste cene per lucrare due spicci non è da eroi, ma da sciacalli. Perché se il governo ha preso misure forti, un motivo ci sarà». «Ci sacrifichiamo nell’interesse della salute del nostro pubblico come è giusto che sia in questo momento difficile – dice il titolare di una popolare discoteca del Centro – Ma vedere questi locali andare avanti ci fa rabbia». Di controlli, l’altra notte, neanche l’ombra. Ma forse, le cose potrebbero cambiare anche con la nuova ordinanza firmata, ieri, dalla Regione.

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