Roma, a Tiburtina addio test sui pullman dall'Est. E i tassisti rifiutano i passeggeri stranieri

Roma, a Tiburtina addio test sui pullman dall'Est. E i tassisti rifiutano i passeggeri stranieri
di Stefania Piras
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Venerdì 21 Agosto 2020, 00:00

Sforzo necessario, quello che ha predisposto l’organizzazione dei tamponi a chi sbarca negli aeroporti della Capitale, ma chi viaggia in pullman? I paesi da bollino rosso, Grecia, Spagna, Croazia e Malta sono raggiungibili, seppur non tutti, anche via terra. E per chi scende da un autobus, il tampone non è previsto. Certo, dovrebbero presentarsi alla Asl ma quanti lo fanno? «Qui i tamponi li hanno fatti due giorni dopo le denunce dei giornalisti e poi basta, sono due settimane che la Asl non c’è più», dice preoccupato un ragazzo all’ingresso del Tibus. Si entra e si esce, si sale e si scende dal bus senza eseguire più alcun esame per scovare eventuali malati inconsapevoli o sintomatici al Covid-19. Nelle autostazioni di Anagnina (Roma sud) e Tiburtina (Roma est) c’è una forte probabilità che ci siano flussi di passeggeri potenzialmente contagiosi. 

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LA PAURA
Senza i test a rilevarlo, la paura del virus è palpabile tra chi lavora nelle banchine dei pullman. Ma anche appena fuori dai cancelli che comunque, a Tibus, sono chiusi e sorvegliati dal personale che misura la temperatura a ogni viaggiatore, non ci sono più i presidi della Asl che esegue i test. Diversi tassisti si stanno rifiutando di trasportare chi arriva dall’Est Europa: da Romania, Bulgaria, Albania, Ungheria. «Abbiamo paura, certo», rispondono. «Ci sono tre motivi per cui si può rifiutare una corsa: incolumità, salute pubblica e richieste di arrivare in comuni diversi da quello in cui si esercita. Molti colleghi oppongono un motivo sanitario: hanno paura di contrarre il virus», racconta un conducente. Si fa presto: il tassista chiede al cliente se sta rientrando da un paese a rischio e se la risposta è Est Europa o Spagna lo sportello si chiude. 

LO SPORTELLO SI CHIUDE
La paura è più forte, senza contare che diversi automobilisti hanno rimosso la protezione di plastica trasparente tra i loro sedili e quelli destinati ai passeggeri dietro. Anche loro avevano fretta di lasciarsi alle spalle la pandemia ma poi, quando percepiscono che una corsa si trasforma in un potenziale rischio, si rinuncia anche a lavorare. Paradosso e paura. I bollettini parlano chiaro: si scoprono talmente tanti positivi in un aeroporto perché non dovrebbe essere lo stesso in un’autostazione?

Ancor più libera la situazione ad Anagnina, spazio di gran lunga più ampio dove i bus che fanno viaggi da e per l’estero si sono ritagliati degli stalli fuori dai circuiti dei colleghi che guidano mezzi urbani ed extra urbani (Atac e Cotral). In entrambe le autostazioni, insomma, non si fanno test sierologici e tamponi a chi viaggia con i pullman a lunga percorrenza che vanno in tutta Europa, anche in Croazia e Spagna, naturalmente. Perché a chi vola sì e a chi viaggia via terra no?

E perché i test sono stati eseguiti solo in un primo momento nelle autostazioni e poi il servizio è stato sospeso? La Capitale è organizzata con ben 16 presidi sanitari drive in in cui è possibile fare il test. Determinante la scelta recentissima di andare direttamente incontro ai viaggiatori e di sottoporli al tampone già in aeroporto, freschi di sbarco. Il punto è che si continua a viaggiare molto anche via terra, in autobus da e per le zone per cui è stata emessa l’ordinanza il 12 agosto scorso che obbliga a sottoporsi al tampone se si rientra da Spagna, Grecia, Croazia e Malta. 

CORSE GIORNALIERE 
Due destinazioni su quattro si raggiungono soprattutto con l’aereo o il traghetto. Ma Spagna e Croazia anche con l’autobus. Facciamo un esempio. Stasera c’è una corsa a 40 euro che parte alle 21 da Zagabria, in Croazia, e arriva a Roma Tiburtina domani mattina. 

Quando scenderanno i passeggeri, presumibilmente in buona parte croati, non ci sarà nessuno a somministrare loro un test per sapere se hanno il virus e sono potenzialmente contagiosi. Eppure la Croazia è stata inserita tra i paesi a rischio per cui è necessario eseguire i test a chi ha soggiornato lì e torna poi in Italia. E così anche per la Spagna: ci sono corse giornaliere da Barcellona che arrivano ad Anagnina. Flussi anonimi, non tracciati e quindi possibile fonte di rischio. Alta.

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