Coronavirus, Atac: «Non possiamo garantire le distanze, obbligo di mascherina»

Coronavirus, Atac: «Non possiamo garantire le distanze, obbligo di mascherina»
di Lorenzo De Cicco e Francesco Pacifico
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Domenica 26 Aprile 2020, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 10:26

«Controllare le distanze di sicurezza così è impossibile. L'unica via è l'obbligo di mascherina». Parola di Atac. Dopo i primi test sui mezzi pubblici di Roma, nell'ultimo video-vertice con il Campidoglio e la Regione Lazio per capire come stravolgere in corsa i trasporti pubblici in tempo per l'inizio della fase 2, la municipalizzata ha messo a verbale che non potranno essere i suoi controllori (o altri dipendenti riconvertiti) a gestire e sorvegliare un flusso d'utenza che fa registrare di media 2,4 milioni di spostamenti al giorno.

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La sperimentazione partita il 24 aprile - e che per ora si è concentrata solo su un numero limitato di linee di superficie e in 3-4 stazioni della metro - permette l'accesso sul bus di 20 passeggeri (rispetto a una capienza di 80-100 posti) e di 130 utenti sulla metropolitana, dove ciascun treno può ospitare 1.208 persone. Il risultato dei test è stato quello che nel quartier generale di Atac in via Prenestina si aspettavano un po' tutti: attese alle fermate che si moltiplicano fino a quattro volte il normale, rischio sovraffollamento nei pre-accessi alle banchine delle stazioni. Con questo schema, dal 4 maggio in poi i trasporti pubblici rischiano di non reggere l'impatto della riapertura.

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BLOCCO DEL MOTORE
Nelle riunioni con la Pisana e il Campidoglio c'è chi ha ipotizzato anche il blocco del motore del bus, se il conta-persone supera il numero di passeggeri permesso dal contingentamento. Ma secondo l'Atac così si otterrebbe la paralisi di buona parte della flotta. La partecipata per questo ha chiesto di prevedere l'obbligo di mascherina per salire a bordo, una misura che a detta dell'azienda potrebbe sostituire o quantomeno allentare la prescrizione di rispettare le distanze. È una proposta su cui stanno ragionando sia in Comune che in Regione. Al dipartimento Mobilità di via Colombo, non a caso, fanno sapere che si sta «valutando un'ordinanza sull'obbligo di mascherina». Molto dipenderà, dicono in Regione, da quanto deciderà il governo nazionale. Se cioè imporrà la protezione sulle navette del Tpl o se invece lascerà questa freccia nella faretra degli enti locali, se la riterranno necessaria. Si attendono anche le indicazioni del Ministero dei Trasporti, che dovrebbero chiarire la distanza minima tra passeggero e passeggero, il fattore che determina la capienza dei mezzi pubblici: i test di Atac finora si sono basati sull'ipotesi dei 4 mq a persona.

Troppi, per l'azienda del Comune di Roma. Che spera in un alleggerimento della misura (per arrivare a riempire almeno il 50% di bus e metro, quindi 50 passeggeri per bus e 600 per la metro) o in una cancellazione tout court dell'imposizione, affiancata però dall'obbligo di coprirsi il volto quando ci si accomoda tra i sedili. A bordo l'unico spazio delimitato, nei piani della partecipata, sarebbe quello accanto alla cabina di guida, dove già si stanno montando le barriere di nylon.

In Campidoglio intanto ragionano su come rafforzare il parco mezzi del Tpl. La Regione si è detta disponibile a prestare alcune vetture del Cotral, che allungherebbero i percorsi sulla direttrice periferia-Centro. L'assessorato alla Mobilità del Comune, guidato da Pietro Calabrese, intanto lavora all'ingaggio dei pullman turistici da spedire alle fermate più affollate. Ma c'è sempre il solito tema, già posto da Raggi: chi paga? Il noleggio di un torpedone varia dai 900 ai 1.200 euro al giorno. Spalmato per almeno 400 bus (al Comune hanno detto sì in 800), sarebbero minimo 10 milioni al mese. «Il Campidoglio dove prende i soldi?», si domanda Andrea De Priamo, capogruppo di FdI. La sindaca da una settimana chiede fondi al governo.

 

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