Il Colosseo sotto assedio: adesso sono tornati i centurioni

Il Colosseo sotto assedio: adesso sono tornati i centurioni
di Laura Larcan
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Sabato 9 Gennaio 2021, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 01:32

«Ave, io sono Cesare e guarda che bel Marcantonio. Vie’ qua, niente soldi, poi se paga, ma dopo. Non te preoccupà. Vuoi fare una bella foto con questi campioni?». Il togato bianco sfoggia la corona d’alloro in testa, il legionario con elmo e mantello sfodera il gladio legato sopra al maglioncino di lana. La temperatura d’altronde è rigida. Tra i 7 e i 9 gradi in mattinata, con una tregua dai temporali. Il sole riscalda il cielo solo dopo pranzo, nel primo pomeriggio, quando si danno il cambio con altri colleghi dell’ultima legione. Gli zaini a terra, lasciati ai bordi della scalinata che collega la terrazza di largo Gaetana Agnesi, con il suo belvedere mozzafiato sul Colosseo, e via dei Fori Imperiali. La postazione è di nuovo presidiata. 

Già perché all’Anfiteatro Flavio sono ritornati i centurioni, nonostante i divieti scritti nero su bianco sul regolamento di polizia urbana entrato in vigore nell’estate del 2019. Norme alla mano, lo stop all’attività dei figuranti in abiti storici con la vendita di selfie ricordo al pubblico, vale per l’area intorno al Colosseo e gli altri monumenti del centro come sito Unesco. Eppure ieri erano lì. In azione. Un gruppetto di signore, una coppia, due amici, una famiglia con due bambine piccole. Quasi tutti romani a passeggio, in un centro svuotato, che risente dello spettro del Covid. Il via vai di persone è lento e tranquillo. Si sente anche qualche accento spagnolo, in un drappello di turisti locali che fotografano la facciata ciclopica del Colosseo.

Lo scenario è chiaramente lontano anni luce dal turismo di massa che animava convulsamente tutta l’area. Le decine di migliaia di persone che quotidianamente attraversavano la piazza sono solo un’immagine lontana. Ieri si sentiva distintamente solo il rumore delle scavatrici al lavoro sulla piazza per il progetto di riqualificazione ambientale delle aiuole, ringhiere e arredi partito prima di Natale sotto l’egida del Comune di Roma. Eppure l’ambulantato fa la sua comparsa. I centurioni tentano l’ultima impresa abusiva. Nessuno che li sanziona o li controlla. Si posizionano sopra la stazione della metropolitana Colosseo, scelgono con cura la scalinata che dalla terrazza di largo Agnesi scende sulla piazza monumentale.

Arrivano con gli zaini, si cambiano e vanno in scena. 

Avvicinano i passanti, scherzano, qualche battuta, e parte la trattativa per la foto souvenir. Niente prezzo, offerta libera, magari si stabilisce un minimo. Due amici si fermano e via con il valzer delle foto tramite cellulare. Il pagamento avviene per strada. «Bella, facciamo una foto?», invitano una ragazza apparsa sulle scale. Una coppia si ferma, così anche una famiglia. «Facciamo la foto con questa pupetta?». L’inglese maccheronico è sparito. Ora si parla solo romanesco. Il pubblico è di nuovo tutto locale. I turisti stranieri sono solo un miraggio. D’altronde, il Colosseo è chiuso per le misure di contenimento del Covid, così come tutto il complesso del Foro Romano e del Palatino. Qualche ambulante di rose e selfie-stick fa capolino intorno ai centurioni, in una sorta di richiamo da giungla del suk. Nessuno che controlla. 
 

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