Roma, incubo finito per un 22enne: «Drogato da due amici, potevo finire come Varani»

Colli Albani: «Io drogato da due amici, potevo finire come Varani»
di Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Maggio 2021, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 07:19

Aldo (è un nome di fantasia) aveva lasciato il suo paesino di provincia nel Sud dell’Italia per sfuggire allo stigma e al pregiudizio. Era arrivato a Roma convinto di trovare una città pronta ad accoglierlo, si era anche innamorato e aveva iniziato una relazione con un compagno. Ma una serata tra amici il 12 ottobre scorso in un appartamento ai Colli Albani si è trasformata per lui nel peggiore degli incubi: drogato, violentato da due amici e mandato in ospedale con una prognosi di 25 giorni. Un film dell’orrore, a Roma in parte già visto, ma con il più terribile degli epiloghi, quando, nel marzo del 2016, al Collatino il 23enne Luca Varani, venne torturato e ucciso al termine di un festino a base di sesso, alcol e droga.

Aldo, che ha 22 anni, ha confidato di avere temuto di fare la stessa fine.

Ora è tornato a casa dalla sua famiglia, sta cercando di riprendersi dalla choc che lo tormenta, ma è sollevato perché sa che i suoi aguzzini, due romani di 32 e 25 anni, dovranno fare i conti con la giustizia. Gli agenti del commissariato Appio dopo averli identificati e avere raccolto prove e indizi a loro carico, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti agli arresti domiciliari: violenza sessuale di gruppo, lesioni e, per uno degli indagati, il 32enne già noto alle forze dell’ordine e sottoposto all’obbligo di firma, spaccio di sostanze stupefacenti, questi i reati contestati.

I fatti - Il 12 ottobre scorso Aldo, in compagnia di un altro ragazzo, si lascia convincere a prendere una pizza e a mangiarla a casa del 32enne ai Colli Albani. In quell’abitazione ci erano stati anche la sera precedente. Racconta che in quella casa hanno non solo consumato cibo e alcol ma anche fumato del crack. Sospetta che già a tavola qualcuno gli avesse gettato nel calice la droga dello stupro, Gbh. Poi, però, il 32enne e il 25enne sembra che vogliano rimanere da soli. Invitano il 22enne ad andarsene. Lui racconta di sentirsi già un po’ stordito, di essersi trattenuto in strada per un’oretta buona, ma poi di essere tornato all’appartamento per citofonare all’amico perché sarebbe dovuto rientrare a casa con lui, altrimenti non sapeva come fare. Lo chiama la telefono, poi citofona insistentemente. Ma quando i due lo fanno salire, comincia l’incubo.

«Appena entrato hanno cominciato a insultarmi - prendono a verbale gli inquirenti - mi hanno trascinato sul divano, preso a schiaffi». Mentre uno lo spogliava l’altro lo filmava con il telefonino. «Hai rotto tanto ora ti sta bene...». Lo costringono a un rapporto orale, poi si avventano su di lui. Aldo sanguina, è dolorante, stordito. Lo sbattono fuori dalla porta: «Vattene sennò ti gonfio - gli dice uno dei due - e non farti vedere mai più, se dici qualcosa faccio vedere il video al tuo fidanzato». Aldo è stravolto, chiede aiuto al bar Masci di via Menghini. Il titolare, Daniele, ha appena alzato la saracinesca. «Era impaurito, confuso, all’inizio aveva vergogna, ripeteva solo di essere stato drogato. Lo abbiamo fatto sedere e gli abbiamo offerto una colazione. Con una cliente che è infermiera abbiamo chiamato l’ambulanza e la polizia». Aldo ha paura, non se la sente nemmeno di denunciare, ma gli agenti della dottoressa Pamela De Giorgi procedono comunque d’ufficio. La prognosi dei sanitari del San Giovanni non lascia spazio a dubbi. Effettivamente è stato drogato e ha subito «violenza sessuale e sindrome da stress post traumatico», la prognosi è di 25 giorni. I segni del corpo sono evidenti. Quelli dell’anima ancora più profondi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA