Cocaina e psicofarmaci per gli under 18: «Così i minorenni si sballano la notte»

Cocaina e psicofarmaci per gli under 18: «Così i minorenni si sballano la notte»
di Francesco Pacifico
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Giovedì 23 Luglio 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:08
Sui forum e sui social è tutto un proliferare di chat per spiegare come “sballarsi” la notte con gli antidepressivi rubati ai genitori: l’importante è abbinare un alcolico leggero che “valorizzi” la spinta dell’eccitante.

Con l’apertura delle frontiere, poi, si trovano anche dal pusher sotto casa droghe pericolosissime un tempo da provare solo all’estero come la salvia divinorum e l’ayahuasca. La marijuana si fuma come il tabacco, la cocaina è sempre più diffusa, il richiamo dell’eroina (da fumare però) cresce.
 

Stupefacenti


È boom a Roma nel consumo degli stupefacenti per gli under 18. Lo si comprende chiaramente leggendo l’ultima “Relazione sul fenomeno delle dipendenze nel Lazio”, curato dal Dep (Dipartimento di epidemiologia) della Regione. Infatti, tra il 2018 e il 2019, è salito del 50 per cento il numero dei minorenni presi in carico dai Serd, gli ex Sert, i servizi sanitari che si occupano della cura alle dipendenza. Tra questi gli under18 solo il 2 per cento dei 13mila tossicomani seguiti dalle autorità. Ed è questo forse il dato più preoccupante.

Spiega Massimo Barra, già presidente della Croce rossa e medico che con Villa Maraini ha creato un baluardo nella Capitale nella lotta alla tossicodipendenza: «I ragazzini che consumano droghe non si fanno aiutare, dicono “smetto quando voglio”, e noi non li sappiamo aiutare. Ed è questa la cosa più grave. Le strutture pubbliche sono sclerotiche, senza fantasia, aspettano ancora l’eroinomane che si presenta da loro e non vanno a cercare i loro “nuovi clienti”: i giovanissimi che prendono di tutto. Non a caso il terzo settore si affida a ex tossicomani, gli unici che conoscono modi fare e luoghi». Per la cronaca, nei Serd romani sono stati seguiti 164 minori nel 2019 e 109 nel 2018, numeri che rispettivamente salgono a 183 e a 130 in tutta la Regione Lazio. Una quantità risibile se si pensa che nella sola Capitale ci sarebbero oltre 30mila minori tossicomani. 

PRIMA DEI 14 ANNI
Dalla relazione fatta dal Dep, pur con un campione tanto risicato, si evincono però importanti tendenze per capire il fenomeno. Più maschi (il 75 per cento del totale) che femmine, un quinto del totale dei tossicomani complessivi. Il 5,9 per cento ha avuto le prime esperienze sotto i 14 anni, il 25,5 è diventato “abituale” tra i 14 e 18 anni. Il 90 per cento di chi è stato mandato al Serd l’ha fatto per problemi con la marijuana, oltre l’8 perché sniffava cocaina. Il “buco, l’uso di eroina per endovena è imitato. «Perché preferiscono fumarla», spiega Beatrice, volontaria sul camper di Villa Mariani in giro per la città.

Tutto questo in un realtà, quella romana, dove il 35 per cento dei ragazzi ha anche problemi di alcool. Fabrizio Fanella, direttore del Centro “La Promessa”, nota «la crescita esponenziale della cocaina in parallelo con l’abuso di alcol soprattutto nei post-adolescenti». Ma per capire meglio la situazione bisogna passare per i racconti diretti Giovanna, da poco 18enne, ha iniziato a 14 «con le canne e le pasticche con il fidanzato dell’epoca. Poi ho continuato con tutto quello che avevo a portata di meno. I miei se ne sono accorti soltanto lo scorso Natale, quando stavo già seguendo un percorso riabilitativo».

Non tutte le storie hanno il lieto fine. Dal suo osservatorio particolare, Beatrice ricorda di «aver conosciuto ragazze picchiate dai fidanzati sotto l’effetto degli acidi e altre ancora costrette ad andare con gli spacciatori per procurarsi la roba. C’è chi viene da famiglie problematiche chi da altre dove non si fumano sigarette. Puoi comprare nelle piazze della movida di notte come nei locali dove fanno i pomeriggi danzanti. C’è chi “usa” la paghetta, chi vende l’oro della comunione. Sono similari le dinamiche: la prima canna a 11 anni, la coca come un pezzo del divertimento, l’inseguimento delle mode:la chetamina perde fascino e il “divertirsi” a mischiare gli psicofarmaci rubati dai genitori. Il grosso di quelli che ho conosciuto, quando provano la prima volta, poi hanno continuato».
 
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