Il clochard: «Non urinare in strada a Roma». E l’altro si vendica dandogli fuoco

Un algerino senza fissa dimora ha rischiato di morire bruciato

Il clochard: «Non urinare in strada a Roma». E l’altro si vendica dandogli fuoco
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 16:48

Non una lite per soldi, gelosia, o magari per un posto letto. Alla base del battibecco di qualche giorno fa tra barboni sfociato in tentato omicidio la diversa interpretazione del decoro urbano. Per precisione sull'opportunità di fare bisogni all'aperto, per strada, o meno. È per questo che Mahmoud Taik, 54 anni, algerino senza fissa dimora ha rischiato di morire bruciato nel sonno: un altro clochard del quartiere, l'indiano Davinder Singh, infatti, non gli aveva perdonato di essersi sentito rimproverato mentre urinava sul marciapiede. «Ma non ti vergogni. Non vedi che ci sono donne e bambini a passeggio? Ti sembra opportuno fare la pipì per strada...».

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L'indiano, ancora con la zip abbassata, gli aveva risposto di non intromettersi e poi afferrata una sbarra di ferro aveva provato a colpirlo. Taik, però, era riuscito a gelarlo con lo sguardo e convinto che la lite fosse finita là, ha recuperato le coperte che il clochard indiano per dispetto gli aveva buttato via, e tranquillo era andato a coricarsi.

La vendetta per la sgridata, invece, è scattata ore dopo, verso la mezzanotte. Mentre dormiva Mahmoud ha sentito un improvviso calore ed è saltato in piedi. Le coperte che aveva indosso e persino il cuscino erano avvolte dalle fiamme. «Non avevo materiale infiammabile con me. Non riuscivo a capire cosa fosse successo», ha raccontato poi in commissariato, «Ho ruotato gli occhi e non c'era nessuno. Ho visto solo un uomo avvicinarsi, ma era il vigilante di un'azienda che mi ha soccorso e mi ha invitato subito ad avvertire la polizia». «E allora», ha aggiunto, «mi sono reso conto che qualcuno aveva volutamente darmi fuoco, col rischio di morire bruciato. Io infatti non avevo nulla di infiammabile indosso, né vicino».

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DUE ACCENDINI
Quando gli agenti di polizia di passaggio invece hanno notato un barbone scappare via lo hanno fermato trovandogli in tasca due accendini. Era l'indiano così come è noto in piazza dei Siculi Davinder Singh. L'uomo all'inizio respinge ogni accusa, poi davanti al giudice che lo ha interrogato dopo l'arresto ammette tutto anche se a sua difesa: «Sì è vero che ho appiccato io il fuoco, ma, l'altro barbone era sveglio, e comunque sia ho spento subito le fiamme. Dormivo là vicino». Ora il clochard maleducato si ritrova in carcere con l'accusa di tentato omicidio aggravato. L'altro, quello rispettoso, continua ogni sera a fare il giro del quartiere per trovare un alloggio e un riparo. «Quando non lo trovo - ha spiegato - vado in un angolo di piazza dei Siculi, stendo un giaciglio e sistemo il cuscino. Al mattino, alle sei, degli operai mi offrono il caffè». Sono gli stessi operai che hanno fornito agli investigatori il filmato, estratto dall'impianto di videosorveglianza, che incastra il mancato assassino. Le fiamme si erano propagate per due minuti e mezzo.
 

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